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Portalecce pubblica il testo integrale del primo messaggio alla Chiesa di Otranto dell’arcivescovo eletto, Padre Francesco Neri pronunciato ieri, dopo l’annuncio della nomina a firma di Papa Francesco, da mons. Neri in persona, al clero riunito nella cappella del seminario diocesano.

 

 

 

Carissimi fratelli e carissime sorelle, figli e figlie della Chiesa di Dio che è in Otranto, mi rivolgo a voi per la prima volta come vescovo eletto con il saluto di San Francesco: «il Signore vi dia pace!»

Incomincio esprimendo la mia gratitudine a Sua Santità Papa Francesco, il quale mi ha benevolmente ritenuto degno di fiducia, affidandomi il servizio episcopale in questa arcidiocesi idruntina. Ho potuto incontrare Papa Francesco diverse volte, e sono stato testimone diretto della carità che segna il primato della Chiesa di Roma e del suo vescovo.

Indirizzo, inoltre, un saluto con affetto filiale a S. Ecc. mons. Donato Negro, che ho il privilegio di conoscere e stimare da oltre trent’anni. L’abbraccio e il sorriso con cui mi ha accolto, sono per me un prezioso incoraggiamento. La sua persona e la sua esperienza saranno per me riferimento sicuro nell’esercizio dell’ufficio pastorale che mi attende.

Rivolgo un saluto cordiale a tutta la gente del territorio abbracciato dall’arcidiocesi.

Tra voi annovero già tanti amici, che ritroverò con gioia nel cammino che sta iniziando.

Penso ancora ai sacerdoti e ai diaconi conosciuti negli anni, specialmente negli incontri di formazione permanente a Santa Cesarea Terme, e ai seminaristi cui ho insegnato teologia presso l’Istituto Regina Apuliae di Molfetta. Siete una Chiesa benedetta generosamente da Dio!

Tra i figli dell’arcidiocesi idruntina che ho conosciuto, desidero ricordare in modo speciale due figure per me importanti, entrambi Cappuccini. L’una è quella, ben nota, di mons. Benigno Papa, nato a Spongano, il quale ha concluso la sua esistenza terrena pochi giorni fa, il 6 marzo, ed ha costituito una grande ricchezza per la Chiesa italiana. L’altra figura, meno nota ma per me non meno significativa, è quella di Fra Luigi De Donno, di Maglie, mio compagno di formazione teologica, scomparso prematuramente nel 1991, la cui testimonianza continua a brillare nel ricordo di quanti lo hanno visto camminare sul sentiero della luce.

Ringrazio il Signore per i doni ricevuti attraverso le persone, che mi hanno introdotto e fatto crescere nella vita e nella fede: i miei genitori Filippo ed Enrica, i miei fratelli Antonio e Nicola, gli amici, i formatori, i docenti, i sacerdoti della parrocchia Santa Croce di Bari, i gesuiti dell’Istituto Di Cagno Abbrescia di Bari e dell’Università Gregoriana di Roma.

Ricordo in particolare tre figure episcopali, alle quali sono debitore. Mi riferisco a Padre Benigno Papa, arcivescovo di Taranto, appena citato, il quale mi ha ordinato diacono, e mi ha testimoniato l’amore alla Parola di Dio, accolta, studiata, pregata, annunciata. Sono inoltre legatissimo al benedettino Padre Mariano Magrassi, arcivescovo di Bari-Bitonto, il quale mi ha ordinato presbitero, e mi ha attratto alla liturgia come spazio in cui si incontrano realmente la terra e il cielo. Guardo ancora al Venerabile don Tonino Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, che ha ordinato sacerdote mio fratello Antonio Neri, e mi ha insegnato che la “basilica maggiore” ove il Signore abita e in cui occorre onorarlo, sono i poveri e i sofferenti.

Ringrazio in modo speciale l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, la famiglia religiosa con cui ho condiviso circa quarant’anni di vita cristiana, e a cui devo così tanto. Mi sarà difficile staccarmi dalla loro quotidianità, ma continuerò a condividerne il carisma e lo stile della fraternità evangelica. Per questo, desidererei continuare ad essere chiamato come è stato fino ad oggi, semplicemente “Padre Francesco”. Ciò, infatti, chiedo al Signore di poter seminare: un’offerta di paternità e fraternità.

 

Quando il nunzio apostolico, S. Ecc. Mons. Emil Paul Tscherrig, mi ha comunicato la responsabilità affidatami da Papa Francesco, ho fatto l’esperienza di essere nuovamente guardato dall’amore del Signore, e chiamato a rispondere ancora più a fondo col dono totale di me. Mi sono consigliato con il mio padre spirituale (Padre Raniero Cantalamessa, ndr), e questi, come già in altre circostanze precedenti in cui avevo fatto ricorso al suo discernimento, mi ha ricordato la regola perenne concernente gli uffici nella Chiesa: «Non cercare nulla, non rifiutare nulla». Cercando poi luce nella preghiera e nel vangelo, mi si è presentata la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Mi sono sentito come il ragazzo, che disponeva appena di cinque pani e due pesci (Gv 6, 9). Questi erano di certo insufficienti per la folla radunatasi ad ascoltare Gesù, e tuttavia il Signore chiede che quel poco gli venga egualmente portato. Il ragazzo offre interamente ciò di cui dispone, e poi le mani del Signore producono la moltiplicazione. Così, metto tutta la mia persona di povero peccatore nelle mani di Gesù, certo che poi il Signore stesso compirà la sua opera.

Vengo così a chiedere il dono della preghiera.

Chiedo preghiera anzitutto a Maria SS.ma, la Piena di Grazia, la più umile e alta tra le creature. La Madre del Signore ci ricorda che la vocazione ultima dell’uomo è una sola, quella all’unione con Dio e alla santità, e che il nostro cuore è inquieto finché in Dio non trova pace, abbandonandosi totalmente nelle mani di Dio, pronunciando in ogni istante della vita il nostro “Amen”.

Chiedo preghiera al Santo arcivescovo Stefano e a tutti santi martiri di Otranto, a dieci anni dalla loro canonizzazione. Essi ci insegnano che per essere cristiani è necessario rinunciare a se stessi, prendere ogni giorno la croce dell’amore sino alla fine, per giungere alla conformità con Gesù Crocifisso e Risorto.

Chiedo preghiera a San Francesco d’Assisi, perfetta immagine di Cristo e fratello universale, e a tutti i santi della famiglia francescana, in particolare San Pio da Pietrelcina, definito da Papa San Paolo VI «rappresentante stampato delle stigmate di Nostro Signore», e da cui prendo il nome di battesimo.

Chiedo preghiera ad ognuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, affinché tutti insieme ci apriamo all’azione dello Spirito Santo, il quale costruisce la comunione tra noi e ci spinge ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Vi invito a farlo con le parole ancora di San Francesco: «Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per tua grazia, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che ti piace, affinché interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del Figlio tuo, il Signor nostro Gesù Cristo e a te, o Altissimo, giungere con l’aiuto della tua sola grazia. Tu che vivi e regni glorioso nella Trinità perfetta e nella semplice Unità, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen».

Grazie! Vi benedico di cuore.

 

 

*arcivescovo eletto di Otranto

 

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