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“Proprio così dovremmo vivere il Natale, la nascita di Cristo: come fosse la prima volta, come fosse l’unica. Invece anche il Natale è entrato a gamba tesa nella routine dei nostri anni senza scalfirne l’anima, senza sconvolgimenti significativi e decisivi”.

 

 

 

 

Si apre con questa considerazione il messaggio che mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ha inviato alla comunità diocesana.

Quello di quest’anno, osserva poi il presule, “è un Natale velato per la tristezza delle decine di guerre in pieno svolgimento. Il pensiero va soprattutto all’Ucraina e all’Iran, ma abbraccia tutti gli altri conflitti dimenticati o semplicemente non comunicati dai mass media”. “Questo nostro mondo - prosegue il vescovo -, come una ‘sala travaglio’ - direbbe don Tonino - vive momenti tristi. Vive tragedie umanitarie. Vive incomprensibili violenze che vedono vittime soprattutto le donne. Uccise per una ciocca di capelli ‘scomposta’! Tragedie ancora più inammissibili se si rivestono di motivazioni religiose”.

Mons. Cornacchia invita a “fare spazio al Signore! A quell’amore che deve imperare ogni giorno, non solo una volta l’anno”. “Se Gesù è l’Emanuele, Dio-con-noi, è necessario essere anche noi-con-Dio, aprirci al vero amore”, esorta il vescovo: “Aprire i nostri cuori, le nostre famiglie, le nostre comunità ecclesiali all’essenziale della fede, che non sempre coincide con la molteplicità delle iniziative religiose. Occorre vigilare perché lo sguardo dei fedeli non sia distolto e distratto dal vedere il Bambino Gesù. E il suo volto nel volto degli altri”.

Auspicando che “Natale sia occasione per deporre gli abiti sudici del peccato e il 2023 sia un anno più fulgido di quello che si conclude”, mons. Cornacchia ricorda che “nella nostra diocesi, come in tutta Italia, potremo giovarci del fulgido esempio del venerabile don Tonino Bello, nel 30° anniversario del dies natalis che celebreremo il 20 aprile prossimo, con la speranza di vedere elevare più in alto la sua testimonianza perché faccia più luce sulle nostre strade”.

“Ogni volta che pensiamo alla sua santità, dobbiamo contemporaneamente verificare la nostra santità. Ogni volta che ammiriamo la sua luce, dobbiamo verificare che sia accesa la nostra luce, altrimenti rischiamo di mitizzare la figura di don Tonino, usata a proprio piacimento”, ammonisce il vescovo. “Gesù - conclude - ci invia nel mondo come luce, sale e lievito. A voi ragazzi, giovani, famiglie, anziani, ammalati… l’augurio che possiate essere luce che cammina nella luce”.

 

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