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Don Tonino Bello non usa mai la parola "meritocrazia", eppure è un critico severo della società del sorpasso, dello scavalcamento, dello sgomitare, della scalata per la carriera sulle spalle del povero, del debole, dell'ingenuo.

 

 

 

Enrico Mauro "scava" nel vocabolario di don Tonino alla ricerca sia dei termini che usa per additare e combattere la società meritocratica, sia di quelli scelti per disegnare una società di segno opposto, cioè fondata su ideali che non sono molto diversi da quelli fondanti la nostra Costituzione.

Anche se Enrico Mauro non ha mai conosciuto Tonino Bello, attraverso un'accurata analisi della sua vicenda umana e di prete e una profonda conoscenza dei suoi testi, restituisce al lettore - come sottolinea acutamente Salvatore.

Cingari nella sua prefazione -, “Le ferite di Mauro e quelle di don Tonino Bello si confondono a significare il senso della vulnerabilità umana, che tutti noi abbiamo vissuto: una fragilità che ci riporta a valorizzare il contrario della società competitiva e meritocratica e cioè la società della cura. Una cura verso gli altri che non chiede di esibire punteggi ma si protende a soddisfare il bisogno; e che non chiede alcuna retribuzione, prendendo senso dalla sua gratuità».

Senza mai scadere in una facile agiografia, l’autore ci ricorda che, in un tempo in cui le scelte meritocratiche sembrano essere le uniche premianti nella nostra società, don Tonino si offre come baluardo di una scelta evangelica costruita su basi concrete, in un confronto continuo con ogni proposta che voglia fare del successo il criterio unico per giudicare la riuscita di una vita “umana”.

 

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