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Le contraddizioni delle misure per arginare l’emergenza sanitaria in corso e i dubbi sui vaccini. Due fazioni riguardo all’avvento del Covid 19, anzi tre: oltre agli untori di verità istituzionali non ci sono soltanto i no vax, ma anche coloro i quali vogliono semplicemente vedere chiaro nei dati, nei provvedimenti adottati e nella scienza.

 

 

 

Perplessità anche sulle misure assunte nei confronti del personale sanitario sospeso dal lavoro perché non vaccinato sono sollevate dall’avvocato leccese Marcello Apollonio, il quale sta difendendo infermieri dell’Asl di Brindisi proprio riguardo a tale misura, riscontrata anche in altre città pugliesi e al Nord Italia. «Sono stati presi provvedimenti, da parte di molte Asl, già prima dell’entrata in vigore del decreto-legge 44, che ritengo di coercizione nei confronti dei lavoratori sanitari, i quali quindi sono stati messi in ferie forzate - osserva il legale -.

Misure illegittime perché, se è vero che da una parte il datore di lavoro aveva la facoltà di organizzare le ferie in funzione delle esigenze aziendali, dall’altra è pur vero come la funzione delle ferie sia tutt’altra».

L’avvocato, però,  stigmatizza  anche il comportamento di molte  Asl successivo all’approvazione  della  legge  speciale: «Il decreto numero 44, che ha imposto la vaccinazione ai sanitari, ha un doppio binario, cioè prevede due tipologie di lavoratori: quelli che non vogliono vaccinarsi, per vari motivi, spesso di natura ideologica o morale, per i quali la sanzione è la sospensione dal lavoro senza stipendio, e quelli che non possono vaccinarsi, perché portatori  di patologie per cui si sconsiglia la  vaccinazione. In questo caso il lavoratore può essere esentato dal servizio presentando un certificato emesso dal medico di base. La legge, pur con tutti i suoi dubbi di costituzionalità, ha una logica: il medico curante conosce il paziente. Ai sensi della legge quel parere è insindacabile. Ma alla Asl di Brindisi, nonostante siano stati rimessi al datore di lavoro dei certificati e sia stata chiesta da me una serie di incontri per trovare una soluzione, il datore di lavoro ha sospeso i lavoratori, ritenendoli non idonei al lavoro».

Dunque, sono stati presentati i ricorsi. Azione avviata ai primi di giugno per una ventina di lavoratori. Si tratta soprattutto di infermieri. «Il fatto illogico - ribadisce l’avv. Apollonio - è che siano stati trattati alla stessa maniera coloro che non vogliono vaccinarsi e coloro che non possono vaccinarsi». Ma non solo: «Noi abbiamo chiesto alla Asl più volte di ricollocare il lavoratore, ma ciò non è avvenuto. Peraltro, il contratto collettivo nazionale di lavoro della Sanità prevede espressamente la ricollocazione, anche, presso altre amministrazioni, ma la Asl non si è minimamente preoccupata di verificare se presso altre amministrazioni ci fosse necessità di personale, ammesso che su circa cinquemila dipendenti Asl non potesse, il lavoratore, essere ricollocato».

E ancora: «Non si capisce per quale ragione il sanitario debba essere vaccinato quando magari c’è un altro dipendente, non sanitario, che pure è a contatto diretto con i pazienti e non deve essere vaccinato. C’è un tentativo di cambiare le basi culturali della nostra democrazia, tant’è vero che, tra le altre cose, una delle frasi che è stata ripetuta dalla difesa della Asl era che la scienza non è democratica. Se questo vale in linea di principio, allora, di fatto, di quale scienza parliamo? Molti virologi all’inizio di questa tragedia dicevano che non ci sarebbero stati contagi, qualcuno dichiarava che fosse più facile essere colpito da un meteorite piuttosto che prendere l’infezione, ma, ora, gli stessi virologi predicano un modello di società basato sulle chiusure e sulle restrizioni».

E poi: «Non torna che, a fronte dell’affermazione da parte del Tar che aveva legittimato le cure domiciliari, il ministro Speranza abbia chiesto attraverso l’Avvocatura dello Stato di presentare appello al Consiglio di Stato, quando dovrebbe, egli  stesso, promuovere le cure che hanno permesso  di  salvare tante  vite  umane. Così come è sgradevole che l’Ordine dei medici non prenda provvedimenti verso quei medici che offendono, definendoli “sorci”, coloro che non si vaccinano».

Già, qualcuno ha perso la testa. «Essere di questa tendenza vaccinista - osserva Apollonio - è la posizione più comoda del mondo. Gli altri vengono criminalizzati. Non i no vax, intendiamoci: questi sono una minoranza risibile. Vi sono, però, dei dissidenti, anche tra tanti vaccinati, che invece dicono che questo clima quasi di guerra non è ciò che serve». Invece, evidenzia il legale, vige una «santa alleanza fra gran parte della politica e della stampa, per cui non si fa altro che parlare di vaccini come se fossero la panacea». Ergo, «la cosa preoccupante è che coloro che la pensano in questa maniera così rigida sono coloro che più che scendere nell’ambito della argomentazioni colpiscono la controparte e non pongono alternative». Esempi: «Desta stupore che un giornalista come Vespa, quando c’è qualcuno che la pensa diversamente, lo allontani dallo studio, come si è visto col dott. Amici. Fortunatamente ci sono molti giornalisti che pur essendosi vaccinati sono favorevoli a un sano dibattito. E risulta poco democratico che un ministro dell’interno, quando ci sono state le manifestazioni in circa cento città d’Italia, senza simbolo di partito, abbia stigmatizzato il fatto come se si trattasse di gruppi di sovversivi. La Carta costituzionale ci insegna come le libertà personali siano alla base dei nostri principi giuridici».

Vaccini e sospetti. «Già quattro mesi fa - sottolinea l’avvocato leccese - era stata data falsamente la morte per suicidio del dott. De Donno. Non si può affermare nulla, sul punto, ma, comunque, è in corso un’inchiesta della magistratura per istigazione al suicidio. Sicuramente era una persona scomoda e le sue ricerche confliggevano con interessi di livello planetario».

 

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