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Inizia oggi la Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia nella comunità parrocchiale Madonna di Fatima, ultima tappa del suo pellegrinaggio nella città di Squinzano. L’amministratore parrocchiale don Alessandro D’Elia presenta la realtà parrocchiale alla cui guida è da pochi mesi.

 

 

Don Alessandro, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale a Squinzano nella tua comunità?

Il vescovo troverà una comunità fortemente segnata dalle esperienze complesse e travagliate che hanno caratterizzato il rapporto tra fedeli e sacerdoti che, in questi ultimi anni, si sono avvicendati e che hanno determinato un profondo scetticismo verso la Chiesa. I fedeli, infatti, hanno risentito delle differenti situazioni che hanno condizionato la pastorale soprattutto in riferimento ai sacramenti e alla catechesi al momento completamente assenti. L’ambiente sociale su cui la parrocchia sorge è eterogeneo e privo di una “storia” che permetta alle persone di riconoscere una identità e un senso di appartenenza. Ciò rappresenta un grosso limite nell’azione pastorale della parrocchia ma anche una sfida nei confronti di una realtà che, sociologicamente parlando, offe un grosso potenziale.

 

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

Occorre constatare, con una certa amarezza, che le vicissitudini menzionate poc’anzi hanno determinato una brusca interruzione dell’azione pastorale: sia la catechesi, sia la carità, infatti, hanno conosciuto un vero e proprio “stop”. La liturgia invece, ha continuato ad essere proposta secondo i modelli e lo stile del passato considerando il fatto che l’azione liturgica si svolge in un ambiente architettonicamente inadeguato per vivere al meglio la dimensione della celebrazione liturgica. I punti di forza sono chiari ed evidenti e rappresentano un potenziale su cui poter ripartire: la maturità de fede di tutti coloro che hanno attraversato le traversie della parrocchia senza abbattersi ma consolidando il loro rapporto con Cristo e rafforzando l’amore per la Chiesa.

 

Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?

La comunità parrocchiale, nonostante tutto, è rimasta unita, forte nella fede e ben motivata. Si è stretta al nuovo pastore con senso di obbedienza e senza rassegnarsi. Superato il momento critico è pronta a ripartire con maggiore slancio ed entusiasmo. La visita pastorale vuole essere come un fuoco che riscalda gli animi e, al tempo stesso, accende la passione per la Chiesa e per i suoi ministri. Il vescovo verrà certamente accolto come padre e pastore. In questo senso gli obiettivi da raggiungere nell’immediato sono legati al consolidamento dell’unità tra i fedeli che vivono la parrocchia e, nel futuro prossimo, riprendere il cammino di catechesi e di carità in vista di una nuova evangelizzazione. Al vescovo si chiede di offrire un futuro ad una parrocchia di periferia che, appunto perché costruita ai margini della città, è chiamata ad essere punto di riferimento sia per i “lontani”, sia per coloro che con forza e coraggio hanno dato prova di una fede matura.

 

 

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