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Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo per don Vito, in occasione del suo XXV di ordinazione sacerdotale, la mente ha iniziato a generare ricordi, e non pochi. Sì, perché don Vito, per me, non è solo un confratello, o il vicario generale della nostra diocesi, ma anche e soprattutto un compagno di viaggio.

 

 

 

Il viaggio dei ricordi ha inizio tra le piante di tabacco e i “taraletti” per le strade, fino a ripensare al suono delle campane tirate con la fune, al profumo delle viole selvatiche ed ai racconti degli anziani vicino all’uscio di casa o nelle corti. È in questo contesto che prendono vita i volti. Quello del nonno di don Vito, lu Vitucciu, e di sua nonna, la Fiore. A Dragoni ci si conosceva tutti e noi siamo cresciuti in questo paesino dove tutto era piccolo e anche tanto semplice. Dai ricordi emerge la figura del nostro parroco, Papa Ninu, con la sua talare, il tricorno o il saturno. Lo trovavi sempre seduto nel confessionale, vicino alla porta laterale della chiesa, in piazza con Alfredo Turco o in altri luoghi, perché lui quel fazzoletto di terra e i suoi abitanti li conosceva tutti uno ad uno e, con tutti, si intratteneva. Prete d’altri tempi certamente … ma con l’odore delle pecore.

Questo è il contesto nel quale io e don Vito abbiamo conosciuto il Signore, sotto lo sguardo della Madonna della Stella. Non starò qui a raccontare di me e nemmeno di don Vito posso solo dirvi della caparbietà del Signore che non si arrende di fronte agli ostacoli posti dagli uomini.

Ricordo con tanta gioia l’8 maggio di 25 anni fa, la gioia di mons. Ruppi, la solenne celebrazione in Piazza Stella vestita a festa, i sacerdoti e gli amici di don Vito venuti da Roma. Ricordo ancora l’emozione di papà Pietro e della mamma Rosetta, di Damiano e Giovanna e l’imposizione delle mani del vescovo.

Caro don Vito, è vivo in me il profumo del crisma che versato sulle tue mani, dopo la preghiera di ordinazione ti consacrava per sempre, facendo diventare realtà quel sogno accarezzato sin da bambino.

E quell’opera che in te Dio ha iniziato, e che ha visto sempre dire il tuo Eccomi, Egli continui a compierla in te per tutto il tempo che Lui vorrà e tu - questo il mio augurio - continua ad essere quell’argilla docile che si fa plasmare dal Maestro, quando il suo tocco accarezza e anche quando, a volte, quel tocco fa male perché sia sempre Lui a realizzare il suo progetto d’amore su di te. Auguri fratello carissimo.

 

 

 

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