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“Figlio mio, Gianmarco, per essere ministro della Parola custodisci il silenzio e con esso difenditi dalle parole. Tra pochi minuti le tue mani saranno unte con il Crisma, perché possano essere la patena che porta l’Eucarestia al mondo, ricorda che nonostante tutto, anche nonostante il peccato, quelle mani profumeranno sempre del Cristo Risorto, non per il tuo impegno, ma per la sua fedeltà”.

 

 

Con l’intensità e la profondità di queste parole, dense di paterna commozione, l’arcivescovo Michele Seccia ha concluso l’omelia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) durante la concelebrazione che ha presieduto ieri, solennità dell’Annunciazione del Signore, con il rito dell’ordinazione sacerdotale di don Gianmarco Sperani a Cavallino nella chiesa matrice.

Hanno concelebrato l’arcivescovo Luigi Pezzuto, il vescovo Cristoforo Palmieri, il ministro provinciale dei Frati Minori del Salento, Fra Paolo Quaranta, il vicario generale dell’arcidiocesi di Lecce, don Vito Caputo, il rettore del seminario regionale di Molfetta, mons. Gianni Caliandro che ha presentato all’arcivescovo e all’assemblea il percorso vocazionale e formativo di don Gianmarco, il parroco di Cavallino, don Alberto Taurino e un folto gruppo di sacerdoti della diocesi di Lecce e delle Chiese di Puglia.

“Insieme alla trepidazione, questo momento di particolare grazia è accompagnato anche dall’emozione personale - ha detto Seccia -, paragonabile a quella di colui che diventa padre, perché tra pochi minuti, caro don Gianmarco, per volontà della Chiesa, madre e sposa, ti parteciperò lo Spirito Santo che hai già ricevuto con il battesimo, la cresima e l’ordinazione diaconale, ma che in maniera ancora più speciale lo riceverai, non per te stesso, ma per condurre alla salvezza il popolo santo di Dio che ti avrà come immagine del Pastore supremo”.

“Tra pochi minuti - ha aggiunto l’arcivescovo -, per mezzo della preghiera di consacrazione e l’imposizione delle mani, sarai accolto all’interno del presbiterio, mysterium-sacramentum, dove con il tuo vescovo e i confratelli vivrai la dimensione che mai nessuno dovrà mettere in discussione: la fraternità, che è rimedio a tanti mali”.

“È sempre emozionante assistere a questo passaggio - la riflessione del pastore -, che determina il modo di fare di Dio, il quale non è chiuso in un egoismo sterile, ma si apre all’alterità, comunicandosi, insegnando a noi il modo giusto di essere umanità. Per questo, ogni vita consacrata a Dio mediante i sacramenti e ancora di più con la sacra ordinazione, non può vivere di egoismi, di individualismi, di personalismi, ma deve avere nelle proprie vele il soffio creativo di Dio che sospinge e colloca all’interno di questa grande famiglia: la Chiesa”.

“Fratelli e sorelle - ha concluso -, preghiamo perché che la Vergine Santa, l’Annunziata, la Regina Apuliae e madre di ogni sacerdote, insieme a San Domenico, intercedano per questo figlio, che è stato scelto per l’Ordine sacro, e Dio nella sua infinita bontà, porti a compimento l’opera che ha iniziato. Amen”.

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli

 

 

 

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