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Lo psichiatra squinzanese Salvatore Sisinni torna a muovere l’animo dei lettori con la sua nuova fatica letteraria “La commovente storia di Alda. Quando si vuole negare la malattia mentale, tenendola nascosta” (SetteMuse Edizioni, 2023).

 

 

Espressamente presentata come un romanzo storico, ma di fatto per estensione e per argomenti più assimilabile ad un racconto o ad un saggio narrativo, l’opera è il frutto più recente di una penna, quella del prof. Sisinni, che ha ormai già ampiamente dimostrato la sua prolificità.

Leggendo il titolo in copertina viene naturale pensare che la commovente storia di Alda sia quella della Merini, la grande poetessa affetta da un disturbo bipolare, ma quest’ipotesi viene smentita sin dalle prime pagine. In realtà, la vicenda descritta - l’autore tiene spesso a sottolinearlo nel corso della narrazione - è la storia vera di una persona, figlia di un noto leader politico del Novecento, che trascorre gran parte della sua vita in solitudine, per poi essere rinchiusa in una struttura psichiatrica fino alla morte in seguito alla diagnosi di una malattia mentale. Lo pseudonimo di Alda Degli Atti, dunque, è del tutto fittizio e risponde alla volontà di Sisinni di proteggere la privacy del protagonista nascondendone il genere e il nome. Una volontà che si potrebbe ritenere superflua, soprattutto dal momento che numerosi indizi sparsi all’interno dell’opera consentono di risalire alquanto facilmente sia all’identità che alla storia della persona che si cela dietro il personaggio.

Nonostante ciò, capitolo dopo capitolo, l’autore prova a tinteggiare la storia di Alda in tutte le sue sfumature: il padre scostante e unicamente interessato al suo ruolo di guida del Pci, la madre ebrea sempre pronta a seguire il marito nelle sue imprese politiche, la giovinezza trascorsa nell’Urss di Stalin, il ritorno forzato in Italia, la diagnosi, il ricovero segreto e la morte nell’indifferenza dei suoi familiari. Ne deriva un quadro in cui la protagonista finisce per essere quasi un’ombra, un personaggio secondario sovrastato da un contorno, quello familiare e sociale, che talvolta intralcia la trama e distoglie l’attenzione del lettore dal tema principale. Peraltro, la lettura risulta spesso rallentata e appesantita da numerose inserzioni: ne sono esempio lampante i capitoli finali, in cui Sisinni insiste in maniera quasi pleonastica sulla critica, propria e altrui, alla Legge Basaglia, tema a lui evidentemente caro e già approfondito nella produzione precedente.

Ma sorvolando su queste e altre minuzie, come la presenza eccessiva di immagini riempitive e non sempre funzionali, è doveroso riconoscere l’impegno di Sisinni - medico, scrittore e soprattutto uomo e padre - nel raccontare una storia che troppo a lungo è stata tenuta nascosta per mantenere intatta l’immagine pubblica di un uomo, il padre di Alda, che probabilmente non si è mai davvero comportato da genitore. È una storia amara quella di Alda, senza lieto fine.

“Ce n’erano tutti gli elementi, perché intorno a lei si costruisse lo stigma della diversa, della malata e, ancora peggio, della malata di mente” scrive Sisinni in una denuncia aperta dei pregiudizi, retaggio di concezioni popolari e spesso superstiziose, che troppo spesso condannano i malati di mente. Un’opera da leggere per ricordare che le malattie mentali, così come tutte le malattie, non sono una colpa e che chiunque ne sia affetto ha una dignità umana che deve essergli riconosciuta.

 

 

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