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In una sala gremita, al secondo piano del Museo “Castromediano”, ospiti della Provincia di Lecce - che ha patrocinato l’evento -, si è svolta lo scorso 22 novembre l'inaugurazione dell'Anno accademico 2023-2024 dell'Istituto superiore di scienze religiose metropolitano (Issrm) "Don Tonino Bello" di Lecce.

 

 

 

La prolusione è stata tenuta da mons. Vito Angiuli, sul tema “Ripartire dal mistero cristologico-trinitario”. Presenti il card. Salvatore De Giorgi con gli arcivescovi e i vescovi della metropolia: Michele Seccia, Giovanni Intini (Brindisi-Ostuni), Francesco Neri (Otranto), Donato Negro, Luigi Pezzuto e Cristoforo Palmieri. Presenti anche le autorità civili e militari, i docenti e gli studenti dell'Istituto. Si è ricordata la felice circostanza e l'importanza storica di svolgere l'inaugurazione presso l’auditorium del Museo Castromediano, in quanto già sede nel 1908 del seminario interdiocesano, primo nucleo di quello che oggi è il Pontificio seminario regionale di Molfetta.

Il primo intervento è stato il saluto del Moderatore dell'Istituto, l’arcivescovo Michele Seccia che ha evidenziato come la diocesi di Lecce ha nel suo cuore l'Issrm, sebbene esso sia espressione di tutta la metropolia del Salento.

La relazione del direttore dell'Istituto, don Antonio Bergamo è stata significativa. Il Direttore, pensando all'inizio dell'anno accademico, ha citato il Salmo 84 per richiamare la dimensione fraterna e l’azione dell’amore di Dio in ogni percorso formativo. Egli ha, altresì, richiamato il fatto che sono trascorsi ben cinque anni da quando l'Istituto ha assunto la nuova configurazione metropolitana, grazie anche al contributo di mons. Luigi Manca, all'epoca direttore dell'Istituto. Il rinnovo e l'approvazione degli Statuti hanno fornito un significativo rilancio del percorso formativo che l'Istituto ha davanti ed anche "oltre". Occorre essere "in uscita" come dice Papa Francesco, integrandosi con le realtà della quotidianità, favorendo il dialogo tra il pensiero e la vita. Due compiti, a detta del direttore, spettano a tutti i protagonisti dell'Istituto: concorrere a un "sapere" che si incarni a livello popolare, essere una cantiere di prossimità superando la logica individualistica del risultato fine a se stesso.

Densa ed incisiva la prolusione del vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli: in un contesto globale di poli-crisi, ovvero di molteplici crisi che si susseguono l’una dopo l’altra, occorre dimorare, pur nelle traversie dei momenti storici, nel baricentro cristologico-trinitario.

Mons. Angiuli, ha così proposto alcuni punti di riflessione attraverso delle parole-chiave. Ripartire: cosa vuol dire ripartire in questo momento di crisi? La crisi è un fenomeno che investe tutto e tutti, come ha ricordato Papa Francesco. Non è possibile non rendersi conto che anche la Chiesa attraversa un periodo di crisi. Come si pone allora la Chiesa e il cristiano? La risposta viene dalla seconda parola-chiave: Mistero. Mons. Angiuli ha sottolineato come occorra ripartire dal Mistero, riscoprendone il senso, come ricorda l’autorevole indicazione del Concilio Vaticano II. Questo implica la necessità di andare all'essenziale, di non avere paura di tentare un dialogo con la realtà extra-ecclesiale, in un tempo caratterizzato dalla multiculturalità. Non guardare alle varie crisi con la luce del Vangelo, sarebbe infatti come essere di fronte a qualcosa di morto.

Mons. Angiuli ha così sollecitato l’uditorio provocandolo a chiedersi su quali vie di uscita possibili si diano, e ne ha suggerite alcune: abbandonare anzitutto la cultura del "declino". Non sentirsi, cioè, città assediata, tagliando i ponti con la storia. Si è invece tutti chiamati a confrontarsi con gli altri. Siamo, egli sottolineato richiamando una categoria biblico-teologica, in esilio non solo socio-culturale, ma anche teologico. Ed è qui che deve emergere la vera identità cristiana. Un errore da non commettere, ha rimarcato mons. Angiuli, è quello di divenire una religione dell'interiorità chiusa, barricata nelle mura dei suoi luoghi, senza intervenire nella storia. Tornare, dunque, a Cristo, aprendosi alla realtà. Ed è qui che egli ha richiamato l’esempio di don Tonino Bello, il quale partiva sempre da una visione teologica e non meramente sociologica. Il compito di oggi è allora quello di ripensare il pensiero, richiamando Edgar Morin, attraverso una ontologia trinitaria e una antropologia trinitaria: di fronte ad una società senza padri, è decisivo riscoprire l'importanza del Padre misericordioso, l’essere figli nel Figlio, da cui scaturisce l’autentica fraternità nella forza dello Spirito Santo.

A conclusione della prolusione, il Moderatore dell’Istituto mons. Seccia ha proclamato l’inizio ufficiale dell'anno accademico 2023-24. La serata si è conclusa gioiosamente con la consegna delle pergamene di laurea agli studenti che hanno conseguito i titoli accademici nell’anno 2021/22, momento curato dal prof. don Alessandro D’Elia.

 

Photogallery di Arturo Caprioli

 

 

 

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