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Erano circa le 11 del mattino di ieri 1° dicembre, quando la salma del gen. Guido Bellini ha fatto il suo ingresso in una Piazza San Nicola gremita di gente, accolta dal picchetto d’onore e da centinaia di carabinieri in alta uniforme.

 

 

E quando il trombettista ha intonato “Il silenzio”, un’onda di commozione ha pervaso tutti coloro che erano intervenuti a porgergli l’ultimo saluto: Autorità civili e militari, sindaci e amministratori locali, autorità religiose ma anche tanta gente comune, amici e parenti, e tanti, tantissimi carabinieri.

Durante l’omelia esequiale (LEGGI IL TESTO INTEGRALE), l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia ne ha ricordato l’alto profilo umano e professionale: “Mi piace pensare al nostro fratello Guido - ha detto l’arcivescovo - come ad una Sentinella del mattino. Chissà quanti notti insonni avrà trascorso, in attesa dell’alba di un giorno nuovo, durante la sua lunga e gloriosa carriera, specie negli anni in cui è stato chiamato a responsabilità di vertice!”.  Un “uomo di speranza” lo ha definito mons. Seccia, capace di “fedeltà, una virtù che non l’ha mai abbandonato nella vita familiare, militare e civile”; un uomo che “credeva davvero nella forza del dialogo come strumento di pace sociale e di risoluzione dei conflitti per far trionfare la vita e il bene dell’umanità”.

E dopo una vita spesa per il bene, ha concluso il presule: “Il ‘Padrone’ l’ha trovato in attesa e pronto anche per l’ultimo viaggio come una coraggiosa Sentinella che aspetta che si svegli l’aurora per vedere i primi bagliori del sole che sorge, e per andare incontro al suo Signore con le braccia aperte e con il cuore carico di speranza”.

 

 

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