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Domani 25 ottobre, mons. Luigi Manca, celebrerà il suo 50.mo anniversario di presbiterato. Oggi è l’arcivescovo Michele Seccia - che domani alle 19, nella matrice di Squinzano, presiederà l’eucarestia giubilare - a rendergli omaggio e gratitudine.

 

 

 

È sempre un evento ricolmo di gioia poter far memoria di cinquant’anni di ministero sacerdotale, sia per rendere grazie al Signore per il dono inestimabile ricevuto con l'ordinazione, sia per riflettere sulle varie tappe del cammino percorso a servizio del gregge.

Mons Luigi Manca, che per me e per tutti i confratelli sacerdoti è, semplicemente, don Gigi, costituisce un modello di vita sacerdotale veramente prezioso per questa nostra diocesi di Lecce. Egli, infatti, nel suo percorso, ha armonicamente tenuto insieme la profondità intellettuale, la guida pastorale, lo spirito di servizio e quella sapienza umana che lo rende consigliere affidabile e presbitero affabile.

Non svelo nulla di nuovo se ricordo il suo amore e la sua passione per i Padri della Chiesa e, in modo particolare, per Sant’Agostino, verso il cui insegnamento don Gigi nutre, a buona ragione, una particolare venerazione.

In effetti, la dottrina agostiniana è certamente illuminante per l'uomo contemporaneo, vero cercatore di Dio, ma spesso disorientato dai tanti bagliori fuorvianti della mondanità. Don Gigi, nei suoi studi e nelle sue pubblicazioni, è riuscito a mostrare la contemporaneità del messaggio agostiniano, ricordando, ad esempio, quella bella immagine della Chiesa di Cristo, quale locanda ricolma della grazia misericordiosa di Dio che viene incontro alle necessità degli uomini di oggi, spesso ammalati di solitudine, individualismo ed egocentrismo.

Don Gigi, sulla scia di Papa Francesco, ci ha ricordato anche il rischio del nuovo pelagianesimo serpeggiante soprattutto nella forma del clericalismo e del perfezionismo ipocrita, incapace di aprirsi alla novità del Vangelo. Ci ha poi aiutato a riflettere sul primato della Grazia, sulla splendida armonia della Scrittura e sul mistero del Dio Trinitario, che ci spinge a comprendere l'essenzialità delle relazioni, laddove si gioca tutto il ministero apostolico.

Don Gigi, però, non solo sul piano teorico, ma anche sul piano prettamente pratico, continua a dare il suo contributo per il bene della Chiesa di Lecce. Tutti riconosciamo infatti il grande lavoro di Don Gigi per dar forma e contenuto all'Istituto superiore di scienze religiose, oggi fiore all'occhiello della Chiesa locale nell'ambito della cultura.

Don Gigi è stato poi stimato e apprezzato parroco e, nei diversi incarichi diocesani, ha sempre cercato di avere una visione di insieme che non si limitasse a risolvere le urgenze, ma iniziasse processi di riforma nel presbiterio e nel cammino della comunità locale.

In questi ultimi anni, in cui mi ha affiancato nel delicato ruolo di vicario generale, ne ho apprezzato l'equilibrio, la capacità di ascolto, ma anche il desiderio di creare quel clima di comunione, che è essenziale per la missione della Chiesa.

Infine, vorrei sottolineare il primato della vita spirituale, che caratterizza l'identità di ogni sacerdote. Senza il legame vivo e profondo con Gesù, senza la sua costante frequentazione nella preghiera e senza la vita di grazia che scaturisce dall'unzione sacramentale, nessun sacerdote, per quanto dotto e preparato, può vivere degnamente il suo ministero. Don Gigi è ben consapevole di questa verità e la sua vocazione è iniziata, cresciuta e maturata nella meditazione e nella preghiera quotidiana a contatto con il Maestro interiore che parla al cuore. Proprio questo è ciò che ci rende felici e ci fa certi che l'apporto che don Gigi continuerà a dare alla diocesi sarà sicuramente utile, saggio e prezioso.

Io non cesso di ringraziarlo per il bene che mi ha fatto e per il luminoso contributo offerto alla Chiesa diocesana e pugliese e sono certo che, nel rendere grazie al Signore per il dono del sacerdozio, anche lui pregherà per me e per la nostra Chiesa locale.

 

 

 

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