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Quante mani osservate, non strette, ma con l’amore raggiunte.

 

 

Il male del virus, ci ha impedito di stringerle tutte.

Eppure le abbiamo potute onorare tutte.

Mani di generosi sostenitori,

mani di cuori umiliati,                                                                                                                

ma sempre mani, mani di Dio,

nel dare e nel ricevere.

 

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Mani adoperate a provvedere, a sostenere.                                                                                                  

Mani di lavoratori che, pur nel tarlo della cassa integrazione,

non si sono chiuse in pugni feriti,

ma si sono adoperate affinchè il povero non piangesse la sua fame.

Mani di aziende, attente, laboriose,

veloci nel donare e forti nel curare la piaga dell’isolamento.

Mani di tanti privati che,

ogni sera, ogni giorno sono pronte affinché

nessuno possa mai dire: “Avevo fame e non mi avete dato da mangiare”.

Mani istituzionali, vicine a combattere la paura del nulla.

Mani a cui è impossibile dare pubblicamente un nome,

perché così tante, da correre il rischio di non nominarle tutte.

Mani degne di questa Santa Pasqua perché

di quel cireneo silenzioso che

aiuta a portare la Croce che grava sulle spalle dei nostri preziosi poveri.

Mani di Cristo!

Mani da onorare, devotamente da ringraziare, con il cuore,

con l’affetto profondo.

Grazie.

Siete mani che state realizzando la Pasqua più vera

per i nostri fratelli poveri:

il passaggio dalla piaga della sofferenza a quella della gioia di chi,

ogni giorno, si sta sentendo amato!

Grazie benefattori tutti! Grazie volontari tutti! Grazie operatori tutti!

La Casa della Carità di Lecce

 

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 Foto di copertina di Claudio Preite 

 

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