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È un evento memorabile quello che si appresta a vivere il comune di Melendugno, dove domani 1° settembre giungerà da Venezia la preziosa urna che custodisce il venerato corpo di San Niceta, patrono del paese. Per l'occasione abbiamo incontrato il parroco don Salvatore Scardino

 

 

Don Salvatore, quello che vivremo sarà un evento davvero unico. Quali le sue impressioni?

Non posso nascondere, in una circostanza del genere, la mia emozione. Stiamo per scrivere un'importante pagina di storia della nostra cittadina e della comunità locale ma soprattutto per realizzare un bellissimo affresco di fede nel cuore dei credenti. La teca che racchiude i sacri resti del nostro patrono, San Niceta il Goto, martire del IV sec., giungerà finalmente dalla chiesa di San Nicolò dei Mendicoli a Venezia, dove ordinariamente è conservata, a Melendugno il prossimo 1° settembre e sosterà tra noi quasi sino alla fine del mese. È un autentico tempo di grazia. Melendugno accoglie il santo non come una semplice figura del passato, un lontano personaggio cui tributare qualche sterile ricordo. Per noi tutti Niceta è un amico amatissimo, un fratello maggiore, un vero padre. Niceta vive negli occhi, nel respiro, nell'anima stessa dei melendugnesi. Qui, tra le vie del paese, la sua presenza, sia pur misteriosa, rimane tangibile. E quei diciassette secoli circa trascorsi dall'epoca del suo martirio non ci separano affatto da lui. Anzi, a lui ci uniscono, in maniera ancor più forte e, attraverso il culto che da sempre gli è tributato, ci uniscono anche alle passate generazioni di melendugnesi. Questo concreto assaggio di eternità è uno dei misteri più belli del Cristianesimo: credo nella comunione dei santi!    

 

Ma com'è stato possibile concretizzare un evento di tale portata?

Appuntamenti del genere non si realizzano in un giorno nè con le sole forze umane. Si è lavorato tantissimo e pregato ancora di più. Sento il dovere di ringraziare di cuore gli studiosi Pantaleo Candido e Giovanni Cisternino, autore tra l'altro di uno splendido volume dedicato alla storia ed al culto del santo, se l'obiettivo, alla fine, è stato raggiunto. Nel corso di quest'anno, c'erano due importanti ricorrenze da solennizzare. Innanzitutto, il 140º anniversario del dono dell'insigne reliquia del braccio del martire alla nostra comunità. Dono ricevuto nel 1882. L'altra ricorrenza era la prima e sinora unica venuta del corpo del martire nel nostro paese, avvenuta nel 1982. Episodio che tanti ricordano con grande commozione. Ammetto che, all'inizio, avevamo pensato in grande. Dopo aver raccolto ed ordinato una notevolissima quantità di documenti, con umile audacia, abbiamo inoltrato al patriarcato di Venezia la richiesta di una traslazione definitiva nel Salento. A nostro modesto avviso, vi erano rilevanti ragioni storiche, affettive e devozionali per cui il santo dovesse riposare qui. Melendugno è, ad esempio, l'unico luogo dell'intero mondo cattolico a venerare Niceta come patrono. La richiesta non è stata accolta ma la provvidenza ci ha comunque assistiti. Infatti, abbiamo ottenuto che il corpo del martire fosse tra noi proprio nel mese in cui cade la sua festa liturgica e la promessa che, per qualsiasi altra traslazione momentanea in futuro, ci sarà sempre l'assenso del patriarcato.     

 

Come possiamo definire il significato spirituale di questo appuntamento?

Il nostro Niceta è un martire di Cristo ed ha proclamato la bellezza e la verità del Vangelo dando la propria vita. Ora, quando un martire conclude la sua esistenza terrena, ecco che il nome di Cristo non resta racchiuso nella sua voce ma scorre nel suo sangue, resta impresso nella sua carne, si incide nelle sue ossa che continueranno a testimoniarlo per sempre, sino all'ultimo giorno. Per questo il cristianesimo ha, sin dalle origini, contemplato il culto delle reliquie perchè, attraverso di esse, è come se si proclamasse quell'articolo di fede che recita: credo nella resurrezione della carne. Se Niceta viene a visitare i suoi figli melendugnesi è perchè desidera stare con loro, far sentire loro ancora una volta la sua familiare potenza protettrice ma soprattutto perché vuole condurli ad amare ed a testimoniare sempre più l'incarnazione, la crocifissione e la resurrezione di Cristo per la salvezza del genere umano. Melendugno è orgogliosa di essere la città di Niceta e, con lui, di essere cristiana. 

 

 

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