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La ‘buona volontà’ (eudokia), nel linguaggio comune, fa pensare alla buona volontà degli uomini, ma nelle Sacre Scritture è indicato il “buon volere” di Dio verso gli uomini, che non conosce limiti. Ed ecco allora il messaggio del Natale: con la nascita di Gesù, Dio ha manifestato il suo buon volere verso tutti.

Nell’ethos cristiano non sarebbe ammissibile un operare esclusivo di Dio, che escludesse la risposta libera dell’uomo. Dio si presenta in una mangiatoia, bambino povero e in fasce: Lui si rapporta ad ogni uomo non come tiranno, ma come libero appello all’amore. A fronte di un abbandono solo fideistico, di sola fede professata e celebrata, oggi abbiamo una cultura secolarizzata in cui Dio rimane escluso da tutti gli ambiti.

L’uomo, considerato un semplice prodotto della natura e quindi schiavo della natura stessa, viene trattato come ogni altro animale, escludendo ogni principio morale che sembrerebbe togliergli la libertà! Niente sarebbe in se stesso bene o male. Tutto dipenderebbe dalle circostanze, dal fine e dagli scopi. Il bene o il male perdono i loro confini e la morale viene sostituita da un calcolo delle conseguenze, con ciò cessando di esistere! Nel 1993 Giovanni Paolo II vi ha risposto profeticamente con la Veritatis Splendor fornendo criteri di vera umanità.

Sarebbe però sbagliata anche una interpretazione secondo cui l’uomo, con la sua sola buona volontà, potrebbe redimere se stesso.

La venuta del Figlio di Dio ci aiuta a distinguere il bene dal male nella nostra vita quotidiana. Pur arrivando noi, con difficoltà, a perseguire sempre il bene, è Lui che ci viene incontro continuamente. Sino all’ultimo momento di vita, come singolo e come storia dell’umanità, ci apre alla consapevolezza, al pentimento, alla possibilità di ricominciare.

Da soli non possiamo farcela, chiarisce Don Gino Aloisi, rischiamo di fallire continuamente. Solo il Suo perdono e la riconciliazione con la Sua venuta ci riconducono sul cammino di costruzione di pace con gli altri uomini e la terra intera.

Il canto degli angeli, quindi, può diventare una preghiera da ripetere spesso, non soltanto in questo tempo natalizio: è un inno e una invocazione di pace sulla terra, da costruire ogni giorno con il concreto impegno della nostra vita. Questo è l’impegno che il Natale ci affida!

 

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