Il 29 agosto sarà disponibile in libreria il nuovo volume di don Cosimo Posi, presbitero dell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e docente di ecclesiologia presso l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano “don Tonino Bello” di Lecce.
“Ateismo e dintorni. Credenti e non credenti a confronto” è il titolo del libro edito per i tipi Marcianum Press-Edizioni Studium che si presenta al lettore come un utile strumento per la riflessione e l’approfondimento di una tematica interessante per l’oggi. Infatti, come scrive l’autore: “(…) intorno a Dio si è sviluppato, da molto tempo ormai, un clima di sostanziale indifferenza, complice la cultura del secolarismo pervasivo, dell’edonismo sfrenato e del potere della tecnica sempre più invasivo, un clima di generale disinteresse religioso a cui non importa più che gli uomini si pongano con Dio o contro Dio, dal momento che invece essi vivono semplicemente senza Dio e possono organizzare in proprio la loro vita e gestire i loro destini senza l’appello a un essere trascendente” (pp. 8-9).
La fede va testimoniata con una esistenza matura e con uno stile di vita sobrio, sano, vivace e critico. Il grande dono della fede va soprattutto con-diviso, anche con chi non approva la medesima idea religiosa. La fede è oggetto costante di confronto vivo ed efficace per la crescita personale e comunitaria, perché invita a confrontarsi con semplicità e profondità.
“Ateismo e dintorni” diviene, in questo caso, utile strumento per riannodare i fili con la realtà che circonda la donna e l’uomo del post-moderno e, con la scorrevolezza della narrazione linguistica - che don Posi utilizza - affascina il lettore sollecitandolo ad approfondire l’intricato, e sempre attuale, tema della fede vissuta e testimoniata.
Il corposo volume può essere letto in modi differenti, ed ogni buon lettore può adottare il metodo più personale e diretto. Nello sfogliare delle pagine, qui, si è preferito partire dalla fine. Dalla interessante riflessione-preghiera di Juan Arias, giornalista e scrittore, corrispondente in Italia e in Vaticano del quotidiano “El País” di Madrid. Una riflessione intensa, ricca e sconvolgente che però apre ad una discussione per credenti e non credenti imprimendo un tracciato alla dialogicità sul tema.
Il lettore, sollecitato da questi passaggi, potrà scegliere il tragitto più comodo - tra le righe e le pagine - intrecciando l’esperienza - nel volume raccontata - delle Cattedre dei non credenti (capitolo I) ideata dal card. Carlo Maria Martini tra il 1987 e il 2002 a Milano, che registrò più di cinquanta incontri in dodici edizioni. Passando poi Per la fede degli atei (capitolo III), ché - come sottolinea Posi -, “Il pensiero di alcuni tra i filosofi attuali più inquieti, infatti, è non solo conciliabile con il cristianesimo, ma ne rappresenta anche la possibilità d’inveramento teoretico in chiave mistica” (p. 98). Una lettura interessante delle idee di fede di Natoli, Ruggenini, Galimberti. Stimoli per la fede del credente, e non, che affronta idee e pensieri differenti ma stimolanti. “Le provocazioni laiche alla fede, interessate al cristianesimo, ma non alla realizzazione di una filosofia cristiana, sono equiparabili a quelle dello sconosciuto che si accosta nel cammino ai due discepoli di Emmaus delusi e disperati e non fa altro che domandare, ascoltare e lasciar parlare, senza imporre subito la sua presenza e la sua parola, con il piglio autoritario della rivendicazione apologetica e dell’indebito proselitismo. Lo straniero racconta ai due pellegrini esausti semplicemente la storia del Cristo e nel far questo rimescola loro il sangue, per così dire, rimotiva il loro cuore affranto e li restituisce alla speranza creativa che, anni addietro, aveva infiammato il loro animo” (p. 142).
Nel navigare il libro di don Cosimo Posi si potrà giungere ai medesimi interrogativi che furono del grande poeta e presbitero di David Maria Toroldo: “E dunque/anche Tu ateo?.../Fu questa/la tua vera Notte, Signore,/la tua discesa agl’Inferi/avanti che ti accogliesse/ nel suo ventre la Terra. Pur perduto dentro l’abisso del Nulla/ancora credevi?”. Quale la risposta migliore? Quella dell’apostolo Pietro che invita sempre a rendere ragione della speranza che è in noi (cf., 1Pt 3,16).