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Il chiostro del seminario ieri sera era gremito. Ma soprattutto, era attento. Un silenzio partecipe ha accompagnato l’incontro tra il teologo Piero Coda e il filosofo Massimo Cacciari, per l’evento conclusivo del ciclo “325–2025: Il Concilio di Nicea tra passato, presente e futuro”, promosso dall’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano “don Tonino Bello”, in collaborazione con il Dipartimento di studi umanisticidell’Università del Salento.

 

 

Un vero dialogo, non un confronto formale. Due voci, due cammini, due linguaggi diversi eppure capaci di incrociarsi, e persino di sfidarsi, senza rinunciare alla profondità.

A introdurre e moderare l’incontro è stato il direttore dell’Issrm “don Tonino Bello”, prof. Antonio Bergamo, che ha sottolineato come l’intero ciclo “325–2025” sia stato pensato per offrire uno spazio di pensiero condiviso, dove interrogarsi sul senso della fede e della ragione nella storia e nell’attualità.

Ha aperto Coda, con la sua consueta sobrietà luminosa: “Nicea ci invita, attraverso l’homoousios, nella direzione dell’evento di Gesù Cristo, nella Parola che è Gesù Cristo”.

Una teologia che, a partire dalla Rivelazione, si misura con la storia e con l’intelligenza, senza nostalgia né arroccamenti, perché - come ha ricordato - “l’impossibile vissuto e pensato è il senso ultimo del possibile”.

A seguire, Cacciari, che ha rilanciato senza sconti: “La teologia trinitaria riprende solo il linguaggio della filosofia, ma non il contenuto. Il contenuto è la croce”.

Con la forza speculativa che lo contraddistingue, ha attraversato i Padri Cappadoci e le domande ultime su Dio, il mondo, l’origine: “Nella supersostanzialità il Figlio disvela il Padre” - ha detto - segnando il limite e insieme la soglia del pensare.

Non un dibattito, ma un ascolto reciproco. Una ricerca condivisa che non ha semplificato la complessità, ma l’ha mostrata nella sua capacità di generare significato.

Filosofia e teologia si sono incontrate nel luogo dove davvero possono farlo: nel pensiero vivo, nell’umiltà di chi sa che la verità non si possiede, ma si cerca.

Questo è stato il segno più chiaro lasciato dalla serata. Non un evento “eccezionale”, ma un’espressione autentica del compito culturale e formativo dell’Issrm “don Tonino Bello”: essere ponte tra la riflessione teologica e la società, tra lo studio e le domande che abitano il nostro tempo.

Nel cuore di Lecce, una scuola di pensiero che non divide, ma accoglie. Che non chiude, ma apre.

Una domanda resta, come una promessa: che senso ha cercare la verità, oggi, se non è anche un modo di costruire la pace?

 

 

Photogallery di Arturo Caprioli.

 

 

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Mi curo di te, la sanità nel Salento. Radio Portalecce