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Sarà presentato giovedì 6 febbraio, alle 19, presso la sala conferenze dell’antico seminario diocesano di Lecce, in Piazza Duomo, “Vi voglio bene” il nuovo libro di mons. Vito Angiuli - edito per i tipi de Il Pozzo di Giacobbe - e dedicato al Venerabile don Tonino Bello.

 

 

Negli ultimi anni si è molto parlato e scritto sul presule di Molfetta, anche grazie - ma non solo - alla sua fama di santità. La bibliografia recente annovera, così, un ulteriore importante volume che amplia il panorama della riflessione sulla missione pastorale del Venerabile di Alessano, che ha donato alla Chiesa universale un modello, antico e sempre nuovo, di servizio ai poveri con un’attenzione particolare alle periferie esistenziali. 

“Vi voglio bene” è una corposa raccolta di testi editi e inediti che guida il lettore a conoscere meglio la figura del presbitero alessanese e come la sua esperienza pastorale abbia, profeticamente, funto da finestra aperta all’azione pastorale negli anni in cui è stato ordinario della diocesi di Molfetta. Un vescovo con i poveri e per i poveri!

In occasione dell’evento culturale del 6 febbraio prossimo abbiamo rivolto alcune domande al prof. Valerio Ugenti, docente presso l’Università del Salento, che ha personalmente conosciuto don Tonino Bello.

 

Prof. Ugenti ci aiuti ad inquadrare la figura del venerabile vescovo di Molfetta nel contesto sociale moderno in cui la Chiesa offre il suo ministero. Aiuti i lettori, anche tramite la sua esperienza diretta con don Tonino, a poterlo collocare nel tempo presente.

Per capire l’eredità che don Tonino ci ha lasciato, eredità ricchissima e multiforme, bisogna partire dal presupposto che egli non è stato un uomo di pensiero (filosofo o teologo o sociologo o pedagogista o nonsochealtro), ma un pastore. Il suo impegno quotidiano era di portare Cristo al mondo e il mondo a Cristo. Il Vangelo era la sua guida costante. La sua eccellenza come scrittore e la profondità delle sue riflessioni possono trarre in inganno, ma egli era un uomo d’azione che traeva dal Vangelo l’ispirazione per il suo agire. Era un “contemplattivo”, come lui stesso amava dire creando questo splendido neologismo: dalla contemplazione all’azione. Spronando i giovani verso il volontariato, li avvertiva sempre che prima di intervenire bisogna studiare i problemi, per trovare soluzioni utili e non rischiare di fare danno pur in buona fede. Sollecitava, sia da semplice sacerdote sia da vescovo, la creazione di biblioteche e centri di lettura. Ma poi l’obiettivo era l’intervento concreto, la soluzione dei problemi in conformità con i principi evangelici.

Per questo i suoi scritti sono tutti scritti d’occasione, nati per un’esigenza specifica, calati nella realtà, estremamente complessa a livello nazionale ed internazionale, degli anni ’80 e ’90 dello scorso secolo.  Oggi ci direbbe esattamente quello che diceva cinquant’anni fa: non stare alla finestra a guardare, sporcarsi le mani per portare la pace dove c’è la guerra, la speranza dove c’è disperazione, la giustizia dove c’è povertà e ingiustizia: senza dilettantismi né improvvisazioni improvvide.

 

Il vescovo Angiuli nella sua pubblicazione “evidenzia la linea di continuità e di sviluppo che caratterizza la vita e il ministero pastorale di don Tonino, come sacerdote a Ugento e vescovo di Molfetta. La pubblicistica, invece, tutta sbilanciata sugli anni del suo ministero episcopale e poco consapevole del valore del suo ministero sacerdotale vissuto nella diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca, corre il rischio di presentare la sua persona e il suo messaggio in modo parziale e unilaterale” (p. 9). Qual è il grande valore di questa recente pubblicazione?

Mons. Angiuli si è sempre contraddistinto per l’approccio obiettivo e scientifico agli scritti di don Tonino anche negli anni in cui la letteratura sul Venerabile era bloccata su un approccio agiografico e memorialista, per non dire anche aneddotico. Grazie a questa impostazione egli ha potuto smontare l’idea universalmente diffusa di un prete di periferia che, assurto al soglio episcopale di Molfetta, improvvisamente rivela doti di pastore e leader insospettate. Intanto preciserei che Molfetta è anch’essa una cittadina di provincia e che è stato don Tonino a dare lustro alla sua sede episcopale e non viceversa. Grazie ad uno studio attento e sistematico degli scritti che grosso modo possiamo definire “giovanili” di don Tonino, mons. Angiuli ha dimostrato che tanti temi e tante battaglie che hanno reso popolare don Tonino sono ben presenti nel pensiero, nella predicazione e nell’agire già dell’educatore del seminario di Ugento e poi del parroco di Tricase. E lo ha fatto e continua a farlo non solo mediante approfondite discussioni e riflessioni, ma fondandosi saldamente su tanti testi inediti che egli rende noti per la prima volta. Sono di questo tipo tante pubblicazioni di mons. Angiuli, compresa quest’ultima che, offrendo al lettore più di venti testi inediti, amplia significativamente la base documentaria sulla quale studiare e comprendere il messaggio di don Tonino.

 

Don Tonino Bello presbitero e vescovo, esempio di missionarietà, quale messaggio offre alle giovani generazioni che non lo hanno conosciuto ma che nutrono grande attrazione alle sue parole e al suo stile di vita?

Intanto consentitemi di rivolgere ai giovani un suggerimento metodologico: se volete conoscere don Tonino, leggete i suoi scritti. Qui il discorso si complica, perché la diffusione dei suoi scritti, salvo rare eccezioni, continua ad essere dilettantesca e disordinata. Occorre far ordine e recuperare un’altra parola d’ordine della metodologia di mons. Angiuli: contestualizzazione. Ma qui mi fermo, perché il discorso ci porterebbe molto lontano. Lo ripeto: leggete gli scritti di don Tonino per entrare in sintonia con lui, per accostarvi al suo messaggio autentico. Tra l’altro è uno scrittore e un comunicatore affascinante che cattura il lettore: poeta e profeta, è stato definito. Nei suoi scritti c’è anche la sua vita perché quegli scritti scaturiscono dai suoi impegni di vita.

Se dovessi sintetizzare il messaggio più significativo di don Tonino ai giovani, direi: organizzare la speranza. È un messaggio fondamentale per chi ha fede, per chi crede nella Provvidenza, per chi sa che tutto si muove in direzione del Regno e quindi si va verso il meglio, non verso il peggio. Ma è un messaggio che si indirizza anche a chi non ha la fede (don Tonino aveva sempre grande attenzione verso questi fratelli che, pur non condividendo le nostre speranze, condividono con noi la durezza del cammino), perché la speranza non è la fiduciosa attesa passiva di un futuro migliore, ma è l’impegno per la costruzione di un futuro migliore proiettandosi aldilà delle difficoltà, dei disastri, delle tragedie attuali, come ripete quotidianamente Papa Francesco.

Se mi è consentito proporre una mia immagine, parlando di don Tonino che è stato un maestro nella creazione di immagini stupende e pregnanti, anche quando sulle nostre città imperversa il temporale più spaventoso e le tenebre sembrano volerci inghiottire e la pioggia torrenziale minaccia di annegarci e i fulmini frequenti rischiano di incenerirci, teniamo ben presente che nelle immensità del cielo, al di sopra di un sottile strato di nuvole, il sole continua a splendere.

 

 

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