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È stata per me cosa davvero gradita poter scrivere questa piccola testimonianza in occasione del Giubileo episcopale del nostro amato mons. Michele Seccia, che ricorrerà il prossimo 8 settembre.

 

 

Di ciò ringrazio sinceramente Portalecce, portale dell’informazione della nostra diocesi di Lecce, vero strumento di comunione promosso da mons. Seccia, sul quale in questi giorni si pubblicano diversi articoli per sottolineare i vari aspetti della sua intensa, vigorosa ed efficace attività pastorale, spirituale e culturale. Desidero formulargli fervidi e affettuosi voti augurali ricordando la sua devozione e il suo amore per la questione oronziana, per le radici cristiane della nostra terra e per l’identità culturale della nostra comunità leccese. Quest’anno, il tradizionale messaggio alla città si è collocato al termine del Giubileo Oronziano, a duemila anni dalla nascita del primo vescovo di questa città.

Lecce, sostiene l’arcivescovo, in quanto ha bisogno di ripensare il suo futuro alla luce delle sue meravigliose radici. Il suo centro cittadino si contraddistingue per un pullulare di chiese, conventi, cappelle, edicole votive, opere sacre in cartapesta, segni meravigliosi della fede di un popolo. E anche, le periferie sono state costruite attorno alle nuove chiese parrocchiali, veri centri aggregativi e formativi pure nei quartieri più disagiati. Mons. Seccia sostiene con vigore che questo è il tempo perché Lecce diventi capitale della cultura, sia pure senza titoli e riconoscimenti ufficiali. La città si caratterizza per la creatività artistica e artigianale per eccellenza e può diventare presto epicentro di irradiazione di educazione civica e cristiana. Un’identità artistica e culturale che dunque, secondo il nostro vescovo, deve essere messa a valore non solo sul piano turistico ed economico.  

Il nostro amato presule giunge ad evidenziare una felice circostanza: “l’Anno Oronziano è coinciso con il ritorno della squadra di calcio del Lecce in serie A”. L’arcivescovo ha affermato che questo fa onore alla nostra terra perché è il raggiungimento di un prestigioso traguardo, che va ora difeso e mantenuto, grazie a una dirigenza leccese costituita da diversi soci, tra loro coesi e compatti, che ha fatto del radicamento sul territorio e dell’amore al Salento il suo principale punto di riferimento.  Le parole di Seccia richiamano implicitamente e felicemente lo slogan della campagna abbonamenti di qualche anno fa. “La nostra terra è la nostra maglia”. Appena giunto alla guida della nostra diocesi, mons. Seccia ha dimostrato subito un intenso interesse, devozione e amore per le più antiche radici cristiane della nostra terra, sentimento che costantemente esprime con concrete, belle ed efficaci iniziative. Spero che tutti, anche chi non è cattolico, vogliano dedicare attenzione al magistero e agli acuti stimoli di mons. Seccia. Siamo, infatti, essi vanno nella direzione del bene comune.

Sono convinto  che il culto per Sant’Oronzo rappresenti il fattore identitario più profondo e importante della nostra comunità cittadina, la quale  in particolare il 24, 25 e 26 agosto Lecce si unisce gioiosamente attorno al suo santo patrono e siamo felici che il nostro Arcivescovo alimenti e valorizzi la pietà popolare per Sant’Oronzo anche con studi scientifici che  consentono di attingere futuro alla nostre radici,  facendoci ritrovare le ragioni della speranza e dell’impegno per costruire un futuro migliore. Celebrare la festa del santo patrono è per tutti noi leccesi, infatti, un riscoprire le nostre radici e, come spesso ci fa notare Mons. Seccia non solo quelle della nostra fede, ma anche e soprattutto quelle della nostra civiltà, della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Anche esse, infatti, affondano nel patrimonio di valori cristiani che i nostri padri hanno mantenuto vivo affinché giungessero fino a noi. Il nostro impegno è quello di ravvivare la nostra fede legandola ancora di più all’eroismo del nostro patrono, trasmettendo questi valori ai più giovani. 

Grazie di cuore, grazie di tutto don Michele carissimo, ad multos annos, in sovrabbondanza di grazie ed in pienezza di vigoria fisica

 

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