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Si è svolta ieri nella splendida cornice dell'ex seminario estivo di Roca, la tradizionale giornata di santificazione sacerdotale che il presbiterio leccese, a cui si è aggregato il collegio dei diaconi e un gruppo di religiosi che operano in diocesi, ha vissuto con l’arcivescovo Michele Seccia.

 

 

 

Dopo i saluti di rito, dettati dall'entusiasmo per essersi ritrovati insieme dopo i lunghi mesi della pandemia, Seccia ha presieduto la preghiera dell'Ora terza, momento nel quale i presenti hanno voluto consegnare al Signore l'incipit di una giornata in grado di essere apportatrice di grazie per i singoli e per l’intera famiglia sacerdotale.

È seguita la meditazione dettata a cuore aperto da mons. Seccia che ha subito voluto fare entrare i suoi sacerdoti nel clima dell'evento che si é celebrato come tempo utile a rinvigorire le motivazioni e la gioia del ministero.

Ha detto: "Cari fratelli vivere delle ore per stare tra di noi significa ritornare all'entusiasmo di quando abbiamo sentito la chiamata a seguire il Signore; è momento privilegiato per riaffermare il nostro ‘sí’ incondizionato che ci deve vedere essere i portatori della presenza divina alle comunità cui siamo stati mandati".

Il pastore leccese, allora, ha indicato un gesto che è fondamentale nella liturgia di ordinazione di un presbitero e che deve essere memoria grata nello scorrere dei giorni di un ministro di Dio e che è l'unzione crismale.

Ha proseguito: "Il profumo del crisma che, abbondante, ha inondato i palmi delle nostre mani, continua a stupirci? Resta impresso in noi il profumo di quell'olio che ha fatto sì che ogni nostro atto, ogni gesto da noi posto possa essere prolungamento dell'agire del Sommo ed Eterno Sacerdote? Fratelli miei se saremo capaci di ritornare all'amore di un tempo, il popolo che ci accosta avrà la possibilità di incontrare uomini di Dio, che vivono di Dio, che parlano di Dio, che narrano Dio".

Il fulcro dell'azione di un sacerdote è la celebrazione dell'Eucaristia, luogo teologico e sacramentale che scolpisce sempre più la identità di un sacerdote come testimone gioioso ed autentico del Vangelo, vocato a raccontare con la sua vita la straordinarietà di un incontro.

Ha chiosato: "Fratelli miei, nell'essere grato ad ognuno di voi per il servizio che rendete alla nostra Chiesa diocesana vi chiedo di fare della celebrazione il centro del vostro agire: mai frettolosa o rabberciata ma sempre momento di incontro con Colui al quale abbiamo donato la nostra vita e ogni nostra energia".

A Seccia ha fatto eco il vicario generale mons. Luigi Manca che ha voluto tracciare un bilancio grato (LEGGI) dei primi tre anni dell'arcivescovo nella Chiesa di Lecce, evidenziandone l'alacritá nel promuovere la sinodalità e la ecclesialitá unite ad una costante cura del rapporto con il presbiterio e ad una vicinanza costante al popolo lui affidato con l'intento di essere collaboratore della gioia di quanti lo Spirito gli ha donato di incontrare.

Le comunicazioni degli uffici diocesani e l'annuncio del pastore circa alcune provviste nella chiesa leccese (LEGGI) sono stati l'ultimo atto prima del pranzo fraterno che, ancora una volta, è divenuto occasione per formulare al presule gli auguri più belli per i suoi settant’anni.

 

 

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