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Nel discorso d’ingresso nell’Arcidiocesi di Lecce, mons.Michele Seccia si raffigurò come un guidatore di un treno in un tratto di percorso all’interno di un lungo viaggio, iniziato secoli prima e destinato a una meta che si concluderà al termine della storia.

E, quindi, come un conduttore che riceve la bimillenaria esperienza del passato e affronta la responsabilità di consegnare la comunità cristiana leccese al futuro.

Nella Lettera pastorale alla Chiesa locale, il presule ripresenta quest’aspetto del suo ministero, invitando tutti ad “inserirsi con umiltà nel solco di una storia che ci precede”, nella consapevolezza che “il cammino che ci attende apre certamente nuovi orizzonti, come nuove sono le sfide del tempo presente e il contesto nel quale viviamo” (n.66).

In tale contesto, egli fa esplicito riferimento ai due pastori che hanno guidato prima la Chiesa leccese e al loro magistero ancora molto attuale: “Il mio pensiero e la mia gratitudine vanno ai miei ultimi predecessori: a mons. Domenico D’Ambrosio, che mi ha consegnato una chiesa viva per la quale si è speso con passione e amore” e del quale ha voluto ricordare in particolare il Sinodo Diocesano dei giovani” (ibidem).

A tal proposito e al di là delle tante negatività, merita ricordare, soprattutto dopo il recente Sinodo voluto Papa Francesco, quanto scriveva su Avvenire del 15 marzo scorso, giornata dedicata all’ambiente, il direttore Marco Tarquinio: ”Tanti nostri figli e nipoti stanno cercando e trovando la strada per lasciare un segno. I più curiosi e appassionati riescono a farlo interpretando l’eredità del passato e chiedendo e preparando il futuro” (pag. 2).

 Mons. Seccia ha poi fatto riferimento “a mons. Cosmo Francesco Ruppi, al quale mi lega – consentitemi – un filiale affetto”, ricordandone il Sinodo diocesano, riproponendo alcuni insegnamenti e proposte riguardanti il dialogo, il primato dell’ascolto, la presidenza della carità, la centralità della Parola, il ruolo del Vescovo, l’attenzione ai giovani (ibidem).

Proprio oggi è sempre più necessario accompagnare i nostri giovani aiutandoli a scoprire le loro potenzialità, facendo loro credito di fiducia, consegnando i grandi valori umani di riferimento, unitamente alla nostra convinta testimonianza cristiana.

Per dono e per vocazione, siamo tutti coinvolti nell’attuare il progetto di Dio su ciascuno di noi e il mondo.

 

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