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Ogni battezzato è chiamato a essere Popolo di Dio, in una relazione molto diversa dalle altre aggregazioni terrene, spesso caratterizzate da atteggiamenti di dominio e dalla forza del potere.

Gesù Risorto ha dato alla Chiesa il mandato d’incarnare il messaggio cristiano, proponendolo con convinzione, umiltà e spirito di servizio, secondo la multiforme molteplicità dei compiti, responsabilità e carismi. Ciò comporta, naturalmente, il vivere insieme l’ascolto di Dio che parla, la celebrazione della salvezza, il cammino profetico e missionario.

“Siamo chiamati alla sinodalità, per discernere con sapienza tempi e modi adatti all’agire pastorale”, sostiene pertanto l’arcivescovo mons. Michele Seccia nel n. 7 della sua Lettera pastorale.

La sinodalità, infatti, costituisce la realizzazione concreta dello stare insieme come fratelli in cammino, sperimentando la gioia dell’essere popolo che vive in comunione e, con l’impegno di tutti e con i diversi doni dello Spirito, porta la speranza evangelica nel mondo.

Si tratta di realizzare un “camminare insieme” in cui tutti sono accettati, ricevono attenzione e ascolto, sono rispettati e valorizzati, avendo la possibilità di offrire il proprio contributo per formare una comunità cristiana autentica e adempiere il mandato missionario.

La sinodalità diventa, quindi, il modo concreto di vivere l’esperienza comunitaria, essendo “semplicemente cristiani che si sforzano ogni giorno di crescere nella comunione ed essere credenti e credibili”, come sottolinea il presule precisando esplicitamente che la sinodalità è una delle caratteristiche che devono contraddistinguere “l’ascolto comunitario”, veramente “fruttuoso”.

È la grazia della profezia che è donata dallo Spirito per arricchire tutti i cristiani, vissuta nella partecipazione e nella corresponsabilità e sostenuta dalla guida del discernimento del Papa e dei vescovi.

Così, sono coinvolti tutti i componenti della Chiesa, nella dignità di figli di Dio e con i loro specifici carismi, impegnati a manifestare al mondo la loro gioiosa esperienza di essere l’unico popolo di Dio, raccolto nella Cena eucaristica e nello stesso tempo tutto partecipe nell’impegno di annunciare la Buona Novella.

 

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