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Aveva detto qualche tempo fa che era pronto per andare alla casa del Padre e ieri, alle 9.34, Benedetto XVI ha terminato la sua esistenza terrena. “Aspetto di tornare a casa” sono state le ultime profetiche parole pubblicamente diffuse.

 

 

 

Negli ultimi tempi non riusciva nemmeno più a parlare, eppure è stato lucido fino alla fine. D' altra parte, Benedetto XVI aveva più volte richiamato il valore del silenzio nella liturgia e nella vita, come momento fondamentale per accogliere, celebrare e contemplare il mistero di Dio.

Ora, Benedetto XVI, che tanto si è preparato per vivere l'incontro con il Signore, può vedere faccia a faccia quel Dio, il cui mistero ha scandagliato con la profondità della riflessione teologica, ma anche con l'umiltà che sempre lo ha caratterizzato nel tratto, nel volto e nella vita.

Ricordo con commozione quelle volte in cui ho avuto modo di incontrarlo personalmente durante le visite “ad limina”, ma, in modo particolare, in quel gennaio del 2013, quando, insieme ai vescovi della Conferenza episcopale abruzzese molisana, ho potuto parlare con lui per l’ultima volta prima della sua storica “rinuncia”.

Teologo fine e apprezzato, mi colpivano sempre le sue omelie intense e profonde, così come la sua straordinaria capacità di analisi della situazione della Chiesa e del mondo contemporaneo.

Pur in mezzo a tante difficoltà, dovute alla complessità del governo, Benedetto XVI è stato un faro luminoso non solo per la Chiesa universale ma anche per la società civile e, in particolare, per l'Europa che è stata sempre al centro della sua riflessione. Benedetto XVI ha servito la Chiesa fino alla fine, nel ministero attivo come nel tempo della prolungata preghiera.

Tanti vescovi, sacerdoti e laici hanno seguito il suo magistero e si sono formati alla scuola dei suoi libri. L'ultima biografia sulla vita del Signore Gesù rappresenta una pietra miliare per tutti coloro che sono discepoli del Maestro e condividono la gioia di sentirsi amati e redenti. Anche le sue tre encicliche costituiscono una perla profetica, ricolma di insegnamenti. In Deus Caritas est, il Pontefice ricordava la bellezza della rivelazione divina che presenta il Creatore come Padre amorevole che dona il suo unico Figlio per ogni uomo, affinché costui ricolmato dallo Spirito dell'amore possa comprendere che la sua vocazione è amare.

Nella Caritas in veritate, il Papa sottolineava il necessario connubio tra carità e verità, perché un amore senza verità è falso e una verità senza amore è sterile, per poi concludere che "quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l'ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire''.

Nella “Spe salvi” infine ricordava il valore della speranza che ci redime e ci salva nei momenti bui dell'esistenza, ridonandoci la gioia.

La gioia! Quante volte risuonava nella sua voce delicata questa parola pronunciata con l'indimenticato suono tedesco. Oggi, seppur triste, il nostro cuore vuol ricordare la gioia che Benedetto ci ha trasmesso e, in questo tempo di Natale, in cui ci ha lasciato, avvertiamo nuovamente quella “grandissima gioia” che provarono i Magi nel rivedere la stella che li accompagnava alla Grotta. È vero: si è spenta la vita terrena di Benedetto, ma ora nel cielo rifulge la sua stella che ci riporta al Dio della speranza, della vita e dell'amore.

 

Nella photogallery l'incontro, avvenuto il 12 agosto 2017 in Vaticano, tra il papa emerito Benedetto XVI e un gruppo di sacerdoti della Chiesa di Lecce 

 

 

 

 

 

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