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Una festa di Chiesa per l’arcivescovo Michele in una cattedrale gremita per l’imposizione del pallio per le mani del Nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherrig, inviato a Lecce da Papa Francesco per compiere questo segno che prima che di autorità è di servizio.

il pallio seccia consegna

“È bella questa Chiesa di Lecce” così ha concluso il saluto finale il Pastore al termine della liturgia che oltre alla presenza di tanti sacerdoti e fedeli della diocesi e delle diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, San Severo e Teramo-Atri, ha visto anche la partecipazione del card. Salvatore De Giorgi e degli altri quattro vescovi della Metropolia del Salento: Negro, Caliandro, Filograna e Angiuli.

“Il pallio che ho ricevuto - ha spiegato il vescovo prima della benedizione finale (l’omelia l’ha tenuta il Nunzio) - è come il giogo dei buoi. E come tutti i gioghi è a due posti. Un posto lo occupo io, l’altro è di Cristo: cioè di tutti voi, di ciascuno di voi. Ciò vuol dire che accanto al vescovo c’è sempre un posto libero”.

“E il pallio – ha continuato - prima che un segno di autorità gerarchica è un segno del servizio perché il giogo ci aiuta ad ascoltare meglio la voce e la vita di chi ci è accanto. Può uno dei due buoi sotto il giogo fermarsi a bere e l’altro tenere il muso in alto? No! Il giogo li tiene uniti, li fa camminare insieme, fa condividere loro la stessa via”.

Poi rivolgendosi ai confratelli vescovi: “E noi pastori al servizio di questa meravigliosa terra del Salento con le sue ricchezze di storia, di tradizioni e di santità e con i suoi problemi: la xylella, l’attraversamento delle coste, la piaga della malavita organizzata, il dramma dell’immigrazione… siamo chiamati a fare della carità la prima parola del vangelo”.

Poi ai sacerdoti: “Il primo posto libero è per ciascuno di voi, nessuno escluso. Aiutatemi nel servizio e io aiuterò ognuno di voi. A noi tocca il compito di precedere il popolo con l’esempio e la testimonianza evangelica nel cammino verso la santità. Anche l’Eucarestia di stasera non è stato solo un rito liturgico ma diventi servizio, solidarietà sociale, carità: fate questo in memoria di me. La sua vittoria anticipa la nostra vittoria anche se siamo consapevoli di dover attraversare l’incomprensione, il fallimento, la morte interiore… Ma poi l’incarnazione e la redenzione si compiono nella risurrezione di Gesù”.

Alle autorità civili e militari: “Il vescovo è accanto a voi non per gli interessi di qualcuno ma per la difesa dei valori della nostra gente e nella continua ricerca delle soluzioni per perseguire il bene comune”.

“C’è tanto da fare - ha concluso Seccia -: lavoriamo insieme per questa terra e questa gente che sono nel nostro cuore, ci appartengono e noi dobbiamo servirle. Un ultimo dono: pregate per me perché possa svolgere al meglio il mio servizio in mezzo a voi. Anch’io prego per ciascuno di voi”.