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Ieri, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, giornata tradizionalmente dedicata a quanti vivono l'esperienza della malattia e della sofferenza, è giunta puntuale la paterna carezza dell'arcivescovo Michele Seccia che, con una lettera (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) affettuosa e carica di paternità manifesta la sua vicinanza agli ammalati.

 

 

 

Nell'essere consapevole del dramma della solitudine che la pandemia ha acuito, egli ha inteso aprire il suo cuore di pastore verso i tanti fedeli infermi della Chiesa di Lecce.

Ha esordito: "So bene che la pandemia ha acuito la solitudine di coloro che, per infermità o per avanzata età, sono costretti a trascorrere le giornate senza il conforto di una carezza, la vicinanza di uno sguardo e l’amore della presenza delle persone care. Proprio per questo motivo, mi è ancora più caro scrivere quest’anno la presente lettera, nella speranza che possa giungere al cuore di ognuno di voi, cari ammalati e ammalate, sia che stiate nel letto di un ospedale, sia che siate nella vostra abitazione, sopportando gli acciacchi e le sofferenze delle infermità.

Con voi e per voi invoco la protezione della Vergine Maria, salute degli infermi, che è particolarmente venerata nel Santuario di Lourdes, dove tanti sono coloro che si recano per portare alla Madre di tutti noi il grido della loro sofferenza e affidarsi con fiducia alla sua intercessione".

E come in un abbraccio pieno della sua sollecitudine pastorale, il presule ha riservato un grato pensiero ai suoi sacerdoti, che per diversi anni hanno trascorso la loro vita ad alleviare le sofferenze del popolo loro affidato e ora, nel declino delle proprie forze, ancor più uniti a Cristo Gesù nell'offerta della propria sofferenza.

“ Per questo - ha continuato -, desidero nominare ciascuno dei miei sacerdoti anziani o ammalati e spero di non dimenticarne nessuno. Grazie a Dio, alcuni di loro sono ancora attivi e svolgono, in modo encomiabile, un servizio pastorale, mentre altri sono allettati o bisognosi di particolari cure. Lo faccio non solo per far sentir loro la mia vicinanza, ma perché tutta la Chiesa preghi per loro e li ringrazi per la loro offerta d’amore. In particolare, rammento: don Lorenzo Calogiuri, don Vincenzo Caretto, don Antonio Caricato, don Mario De Nunzio, don Marcello De Sario, don Oronzo De Simone, don Mario Donadei, don Franco Frassanito, don Arcangelo Giordano, don Vincenzo Marulli, don Franco Minerva, don Biagio Miranda, don Antonio Pellegrino, don Angelo Renna, don Pasquale Rugge, don Damiano Trisolino, don Gino Sergio e don Bruno Spagnolo".

Da qui la consegna ad ogni presbitero, suo collaboratore nel governo della chiesa locale, perché  possa rimettete al centro del proprio sacerdozio  la cura assidua e puntuale verso i fratelli ammalati. Ecco l'incalzante appello di Seccia: "L’ occasione della giornata odierna mi permette di rivolgere un appello a tutti i sacerdoti impegnati nella pastorale, affinché non trascurino la visita alle persone anziane e ammalate. Il Vangelo di Matteo, al capitolo 25, ci ha ricordato che, nel giorno del giudizio, ci sarà chiesto conto del servizio reso agli infermi. Purtroppo, sono ancora troppe le omissioni che si commettono riguardo al

servizio da rendere ai nostri cari ammalati. Pur consapevole dei molteplici impegni, intendo richiamare il grave dovere che ha il parroco di visitare personalmente ogni ammalato, per portargli l’olio della consolazione e il Sacramento dell’Amore. Questi due sacramenti, unitamente al sacramento della riconciliazione, sono segni prettamente sacerdotali. Solo chi è insignito del sacerdozio ministeriale di Cristo può assolvere dai peccati, celebrare l’Eucaristia e ungere con l’olio degli infermi".

Un gesto intenso e spontaneo, questa lettera, come spontaneo e vicino alla comunità tutta risulta sempre essere mons. Seccia che ancora una volta mostra alla sua chiesa la bellezza di un Vangelo da vivere e da attualizzare.

 

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