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Il contributo offerto pochi giorni fa su Portalecce (CLICCA QUI) dal prof. Rocco D'Ambrosio è, come sempre, lucidissimo nell'analisi del tema affrontato e capace di stimolare riflessioni e approfondimenti.

 

 

Ed ha l'autorevolezza per soffermarsi su alcuni elementi che, essendo amaramente veritieri, non possono (o non possono più) essere letti con superficialità o, peggio, ignorati.

Partendo dalla richiesta, più volte esplicitata da Papa Francesco, della convocazione di un sinodo della Chiesa italiana, sia a livello nazionale, sia locale, l'articolo evidenzia infatti con grande chiarezza alcuni atteggiamenti che sono fonte di disagio all'interno della stessa Chiesa: “pastori interessati a denaro e prestigio più che all’aver cura dei fedeli; scandali nascosti continuamente...; omelie e catechesi vuote e insignificanti; laici clericali e asserviti alla gerarchia; costanti richiami ad alcuni temi etici e teologici e voluto oblio per altri, debole lotta alla corruzione e scarsa tutela degli ultimi; connivenze politiche...”

Se alcuni di questi temi interrogano principalmente la coscienza dei singoli, altri hanno invece un carattere strutturale, e attengono al modello di Chiesa che abbiamo davanti. Non a caso, l'esito del ragionamento condotto dal prof. D'Ambrosio è la sollecitazione a coltivare (ma, in molti casi, sarebbe forse meglio dire ad avviare) un dialogo sul modello di Chiesa che sia più efficace ad annunciare il Vangelo nel tempo in cui viviamo.

A partire proprio dalla dimensione locale, diocesana e magari anche parrocchiale. Quegli atteggiamenti indicati come fonti di disagio, infatti, se attribuiti genericamente alla Chiesa italiana non farebbero altro che deresponsabilizzarci e impedirci di affrontare seriamente le problematiche che sappiamo esistenti e rispetto alle quali ciascuno, pastore o laico che sia, porta una quota di responsabilità, certamente differenziata in funzione della capacità di incidere a monte proprio su quelle problematiche. Come dire: quei “pastori interessati a denaro e prestigio” siamo in primis noi, non altri; e quei “laici clericali e asserviti alla gerarchia” siamo in primis noi, non altri. 

E se è vero che le altre “fonti di disagio” indicate dal prof. D'Ambrosio sono azioni compiute da questi soggetti, è allora precisamente nella corretta definizione delle responsabilità di pastori e laici, e del rapporto tra essi, che oggi si gioca tanto della vita quotidiana della Chiesa e delle parrocchie, che affrontano situazioni e difficoltà fino a qualche decennio fa sconosciute, non solo dal punto di vista strettamente numerico, ma soprattutto nella capacità di intercettare i bisogni spirituali dell'uomo di oggi. La risposta più efficace per ritrovare un equilibrio sta allora forse davvero nella costruzione di un dialogo continuo tra tutti i soggetti che servono la Chiesa, e di una maggiore condivisione della responsabilità delle scelte fondamentali per la vita delle comunità, sempre nel fermo rispetto dei ruoli e delle prerogative di ciascuno.

La Chiesa ha oggi più che mai bisogno di un laicato maturo e formato nella coscienza e nella capacità di portare il Vangelo nel mondo. I pastori hanno bisogno, nelle comunità, di un laicato capace di un dialogo adulto con loro, di un confronto sempre costruttivo e di un impegno non improvvisato; di un laicato capace di evangelizzare in modo nuovo e creativo, adattando le proposte pastorali alla specificità del tempo e dei luoghi in cui viviamo. I laici, d'altro canto, hanno bisogno di sacerdoti che siano punto di riferimento e guida del loro cammino, che sappiano vivere serenamente, e non come una indebita invasione di campo, la dimensione della corresponsabilità, sulla quale il Concilio Vaticano II sì, aveva dato risposte strutturali e, dunque, anche profetiche. In altre parole, se da un lato si invoca correttamente la necessità di un laicato maturo, poi con esso è necessario relazionarsi con altrettanta maturità.

Esempi di comunità cristiane che dialogano e crescono nella fede e nel servizio, grazie a Dio, non mancano, a partire proprio da tante parrocchie della diocesi di Lecce; come non mancano, in altri casi, distorsioni che producono disagi e sofferenze.

*presidente diocesano Azione cattolica

Si riparta dai primi, per offrire risposte credibili alle seconde.

 

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