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Ancora oggi, all’inizio del terzo millennio, mentre l’umanità sembra essere riuscita a conseguire, soprattutto nel campo tecnologico, mete improponibili discutiamo quasi giornalmente, purtroppo di violenza sulle donne: atti di violenza, di abusi, di stupri, contro le donne.


È una violenza che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul femminile.
I dati raccolti da indagini statistiche, rilevate dall’Istat e dal Telefono rosa, sono allarmanti. Molte sono, nel nostro paese, le donne che soffrono violenza, e che pagano lo scotto della violenza subita con gravi conseguenze.
La violenza sulle donne purtroppo non conosce confini geografici, distinzioni di classe o di età: è iscritta in tante singole biografie". "In ogni sua forma, fino all'omicidio, non è mai un fatto privato né solo conseguenza di circostanze e fattori specifici, ma si inscrive in una storia universale. Ogni ferita fisica e psicologica inferta a una bambina, ragazza o donna, ogni ingiustificata svalutazione delle capacità femminili”.
Papa Francesco ha detto: “La vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne, i maltrattamenti familiari e varie forme di schiavitù non costituiscono una dimostrazione di forza mascolina, bensì un codardo degrado. La violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne contraddice la natura stessa dell’unione coniugale”. È necessario combattere la violenza contro le donne, prima di tutto dal punto di vista culturale. E il primo campo ad essere impegnato è quello educativo, iniziando dalle scuole e da tutte quelle che chiamiamo le agenzie educative: la famiglia, la scuola, gli ambiti ricreativi. Talvolta anche nello sport, che dovrebbe essere una forma di educazione, emerge una forma di aggressività. E ogni forma d’ aggressività che si forma nell’ adolescenza è poi destinata nell’ età matura a ripercuotersi su qualcuno e spesso sulla propria compagna.
La Chiesa ribadisce con forza il proprio sostegno e la propria vicinanza a tutte le donne vittime di maltrattamenti e violenza. Come sacerdoti spesso siamo i primi a raccogliere brevi racconti da chi subisce violenza. Dobbiamo diffondere sportelli di ascolto e sostegno a tutte le donne in difficoltà e anche ai loro figli, dare risposte concrete.
Bisogna creare, offrire spazi ed opportunità alle donne per parlare senza paura delle violenze e degli abusi subiti, in modo da rompere la cultura del silenzio. Le comunità cristiane dovrebbero funzionare come luoghi di ascolto delle storie e delle sofferenze in cui le vittime possano sentire innanzitutto solidarietà e non giudizio, liberarsi da paure e sensi di colpe. La chiesa ha il compito di aiutare queste donne a guarire: guarire  dalle lacerazioni della vita che ogni violenza ha come conseguenza , a guarire dalla paura e dall'isolamento, dalla rassegnazione e dalla mancanza di fiducia, ma anche dell'odio.
Promuovere guarigione significa dunque offrire opportunità per ricostituire una sana vita di relazione (con se stessi e con gli altri ), ed in tale ambito molto dovrebbe potere fare una comunità cristiana, che dovrebbe essere luogo nel quale si possa sperimentare concretamente la possibilità di relazioni alternative.
Altro compito importantissimo è quello di educare all'amore, all'affettività e al rispetto.
Ci ricorda Papa Francesco: “senza la donna, non c’è l’armonia nel mondo”. È la donna, prosegue, che “porta quell’armonia che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella”.

 

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