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Nella serata di domani sapremo il nome del nuovo Rettore che guiderà l’Università del Salento per i prossimi sei anni.

Grande è l’attesa, perché grande e delicato è il compito e particolarmente complicato è il contesto generale di riferimento.

L’intero sistema universitario italiano si trova sostanzialmente a metà strada di un processo riformatore avviato vent’anni fa e di fatto gestito senza adeguati supporti da parte del Ministero, ed anzi, con una inaudita progressiva invadenza dell’apparato prescrittivo che, paradossalmente, si è fatto più esigente proprio quando c’erano da sperimentare le nuove promesse forme di autonomia, mentre ogni cosa diventava più difficile per le ristrettezze di bilancio e per il peso non più sopportabile dell’odioso blocco del turnover, che avvilisce i giovani e disperde le migliori risorse.

Uscire da questo groviglio di fattori condizionanti per andare in mare aperto, e di lì ripartire verso nuove mete e nuove destinazioni: è il compito che il momento storico assegna ad ogni Ateneo ed è il campo di verifica di una dura competizione già avviata, che conferirà nuova identità alle singole Università: o centri di eccellenza o declassamento a strutture di second’ordine.

Le elezioni del Rettore accendono i riflettori su questo compito straordinario. Nei prossimi anni si dovrà lavorare per portare l’Università di Lecce ai vertici della considerazione nazionale ed internazionale. La storia dell’Ateneo salentino ci dice che il traguardo è possibile. La consapevolezza dei problemi che ci sono dinanzi avverte che il compito è terribilmente difficile. Occorrono intelligenza strategica, creatività progettuale, competenza relazionale, disponibilità al dialogo. Tutto questo viene chiesto al nuovo Rettore e, insieme, viene richiesto a ciascun componente della comunità accademica e alle voci attente del territorio.

È interesse dell’intero Salento poter contare in una Università che sappia garantire l’eccellenza della didattica con il prestigio, la serietà e la fertilità della ricerca scientifica, declinando didattica e ricerca sul fronte ampio e straordinario del cosiddetto terzo settore, là dove didattica e ricerca diventano servizio al territorio, confronto con il mercato, produzione di innovazione, incentivo allo sviluppo sociale e potenzialità di crescita, persino economica.

Ci sono degli indicatori di cui ciascuno si può servire per capire se il processo va innanzi o se invece si attarda: la capacità dell’Ateneo di produrre risorse economiche, la capacità di attrarre studenti residenti in altre regioni, il coraggio e la forza di richiamare le eccellenze Salentine che lavorano in Atenei ben lontani da Lecce, la perseveranza di spuntare posizioni di prestigio nelle classifiche internazionali. Nel prossimo sessennio non basterà gestire l’esistente o dare ordine e sistematicità alle tante cose belle realizzate negli ultimi vent’anni (a partire dal 1999, anno di svolta per l’Università italiana). Si tratta di fare molto di più; occorre inventare il futuro e dare voce a quanti sanno guardare al futuro, in spirito di leale cooperazione. Auguri, nuovo Rettore.

 

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