Intenso momento di riflessione, confronto e dialogo per comprendere insieme allo scrittore Enrico Galiano come lo sbaglio, l’errore, l’inciampo e la caduta siano un dono da prendere come valore aggiunto alla propria vita e non come una sconfitta definitiva.
In una società contemporanea che ci vuole sempre più perfetti, che vuole sempre più quantità e non qualità, sempre più dura e meno sensibile, che ci porta a pensare che il primo errore distrugga tutto, il prof. Galiano, ormai amatissimo da migliaia di studenti in tutta Italia, con il suo libro “L’arte di sbagliare alla grande” porta in giro l’insegnamento di vita legato al valore dell’errore inteso addirittura come arte vera e propria per comprendere al meglio la vita.
Ognuno commette i suoi errori, ma non significa che “siamo degli errori”, sbagliare non significa essere sbagliati ma, anzi, più umani. In questo mondo moderno che tende a divinizzare tutto riscoprire la nostra umanità fragile e anche sbagliata ci fa assumere una ricchezza oggi ormai quasi persa del tutto.
L’incontro che si è tenuto venerdì sera nel gremito chiostro dell’antico seminario di Piazza Duomo (LEGGI), organizzato dal Servizio diocesano di pastorale giovanile, ha avuto un pubblico formato soprattutto da giovani, che più di tutti forse oggi sono vittime dell’ansia causata dall’errore e dal fallimento, ansia che il più delle volte sono proprio gli adulti a trasmettere loro e quindi è importante comprendere le parole di Galiano quando afferma che oltre ai giovani soprattutto gli adulti che li guidano devono capire che sbagliare e compiere errori non deve essere motivo di annientamento per i ragazzi, ma anzi, sia sprone per imparare a rialzarsi, perché a questo serve cadere e non solo una volta ma tante volte.
San Paolo VI amava ribadire che gli ostacoli sono un dono, e che non bisogna sempre cercare di aggirarli. Perché, se è vero che gli aquiloni volano solo con il vento contrario, che gli arcobaleni escono solo dopo i più violenti temporali e i veri marinai sono quelli che sanno navigare nel mare in tempesta perché in quello calmo sono bravi tutti, diventa ancora più importante allora capire che è necessario essere coraggiosi anche nello sbagliare, continuando sempre ad essere sé stessi per trovare o magari ricostruire una strada migliore. Ecco che si fa avanti ancora una volta quindi il valore della speranza, affinché nello sbaglio e nella caduta non ci sia rassegnazione e sconfitta, ma una luce nuova per ricostruire ciò che può essersi rotto.
Le parole dell’arcivescovo coadiutore Angelo Panzetta, che richiamando il Vangelo ha dichiarato che “sono proprio le crisi della nostra vita che ci aiutano a vedere meglio la strada che abbiamo davanti”, insegna che dobbiamo camminare anche e soprattutto per sbagliare, errore che diventa quindi un dono prezioso perché ci rende umani e essere capaci di ammetterlo lo fa diventare il più grande insegnamento da custodire.