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Un uomo devoto e confidente di Maria Santissima, giunto dagli angoli più remoti del mondo, Francesco, novello Mosè, da Roma ha disteso le braccia sulle acque turbolente del tempo presente, mostrando i percorsi della speranza e della rinascita, i diversi possibili sentieri della misericordia attraverso cui il popolo di Dio ed anzi, tutti i popoli della terra possono giungere in salvo sull’altra riva.

 

 

 

 

Ha gettato ponti, ha cercato il dialogo, ha celebrato l’incontro fraterno, ha dato a tutti molto più di quanto ciascuno si aspettava.

Francesco si è fatto carico delle sofferenze del mondo intero, ha predicato la sacralità della vita, da difendere, curare, salvaguardare e quindi da amare senza mezze misure e in ogni circostanza. Ha ricordato che la vita è dono di Dio, in forza del quale ciascuno si riconosce creatura e fratello d’ogni uomo.

La sua umiltà era una condizione dello spirito, una scelta di fondo che gli ha permesso di mantenersi in costante armonia con la vita, libero da vincoli ed orpelli e sempre pronto a cingere il saio e farsi viator, per raggiungere i più poveri, i più lontani, gli esclusi, i dimenticati.

Il chiasso mediatico non deve farci dimenticare alcuni suoi “incontri” davvero straordinari ed impensabili, come quello di Abu Dhabi del 2019, dove sottoscrisse con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, un documento che meriterebbe d’essere letto in ogni scuola del mondo. In quell’occasione ebbe a dire: “Nemico della fratellanza è l'individualismo, che si traduce nella volontà di affermare sé stessi e il proprio gruppo sopra gli altri. ... La vera religiosità consiste nell’amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come sé stessi. La condotta religiosa ha dunque bisogno di essere continuamente purificata dalla ricorrente tentazione di giudicare gli altri nemici e avversari. Ciascun credo è chiamato a superare il divario tra amici e nemici, per assumere la prospettiva del Cielo, che abbraccia gli uomini senza privilegi e discriminazioni”.

Questo suo “radicalismo” ha affascinato ed ha disturbato, mentre invece dovrebbe indurre soltanto alla conversione.

Scopriamo in questi giorni le storie straordinarie di molti che gli hanno voluto bene e di cui egli conosceva ed apprezzava silenzi, sacrifici, opere di misericordia e di accoglienza.

Nel silenzio, ha convertito e trascinato, ha dialogato con altre religioni e con grandi personaggi della cultura laicista, Nel cuore degli uomini sapeva scorgere e valorizzare la buona volontà e la buona fede.

Non chiedeva, ma testimoniava; non pretendeva, ma induceva alla riflessione. ...E qualche volta il suo interlocutore ha trovato troppo pesante il suo modello di vita. Al Presidente dell’Ucraina si limitò a dire: occorre molto coraggio per sollevare la bandiera bianca. E a Netanyahu disse che qualcuno avrebbe potuto considerare un genocidio la persistente sofferenza di Gaza. Non andò oltre. Ma sulle sue parole molti continuano a discutere, e Francesco ancora prima di morire continuava a telefonare al parroco di Gaza.

Soffriva profondamente per le atrocità delle guerre. Sino all’ultimo suo giorno ha implorato la pace.

Siamo ancora nei giorni di lutto della Santa Sede, abbiamo avuto tutti i grandi della terra in San Pietro. Ci sarà il coraggio di arricchire l’ordinato svolgimento delle celebrazioni con un breve preciso e solenne intervento per implorare la pace e proclamare una tregua mondiale delle armi, almeno per tutto l’Anno Santo?

Mosè giunse sul ciglio della terra promessa e non riuscì ad entrarvi. Il Papa Francesco ha chiesto la pace e la tregua; ha sofferto per questo. Non merita forse che gli uomini facciano, in suo nome, lo sforzo di fermare i cannoni e dare avvio ad incontri di pace? Maria Santissima illumini le menti e scuota le coscienze.

 

 

*già direttore de L’Ora del Salento

 

 

Forum Famiglie Puglia

 

Mi curo di te, la sanità nel Salento. Radio Portalecce