Quando Giuda consuma il suo tradimento ed esce dal Cenacolo, illuminato non solo dalle lampade rituali ma dalla presenza del Maestro, l’evangelista sembra commentare: “ed era notte”.
Quando il Dio Crocifisso sembra essere sconfitto dalla morte, l’evangelista annota: “si fece buio su tutta la terra”.
Sembra che le tenebre stiano intonando il canto del vincitore. Dio sembra sconfitto in quella che è stata la sua prima azione di grazia: Sia la luce. E la luce fu.
Dio è stato sconfitto, Dio è morto.
In alcuni momenti tragici della storia. Dio è morto… oggi a Gaza come ad Auschwitz, a Kiev come a Praga, come ad Haiti, come nel Centro Africa, nei Paesi più poveri della terra… Dio è morto nei palazzi del potere, sfavillanti delle luci del potente di turno; nelle sedi della grande finanza, là dove l’economia è solo profitto che non guarda in faccia a nessuno e tutto schiaccia e fa morire in forza della dura legge del mercato.
Dio è morto… là dove l’uomo, che vuole solo una risposta al proprio bisogno di vita, è solo merce, fonte di guadagno, là dove la donna, privata della sua propria dignità viene sfruttata, annientata, viene sacrificata sull’altare dell’io anche nell’intimità di una relazione che è solo di amore falso. Dio è morto nelle famiglie, anche del nostro quartiere, dove si vive la disperazione del non poter arrivare a fine mese o del non poter fare fronte a delle necessità primarie quali la cura di malattie gravi o invalidanti. Anche qui, il principe delle tenebre sembra sghignazzare cantando ‘Dio è morto’ a che serve credere in un Dio che non può salvare, non può dare speranza??!
Se diamo uno sguardo attento al nostro oggi, sembra che le tenebre descritte dall’evangelista continuino ad abitare la terra. Le strade degli uomini, dei giovani, delle nuove generazioni, sembrano abitate solo da luci fatue e, per questo false, che una volta spente sembrano abitate solo da chi nelle tenebre ha fatto la sua casa e nelle tenebre ha trovato forza che sempre genera morte.
Lì a Gerusalemme, il sepolcro è stato sigillato. La luce sembra essere stata spenta per sempre… Ma quella luce è stata solo coperta dalla terra, ora scende nelle tenebre più profonde, negli inferi e da lì sembra rinascere portandosi dietro una schiera di salvati…il primo della fila?… il buon ladrone a cui era stata fatta una promessa di vita: “oggi sarai con me nel paradiso”.
E nelle è dalle profondità della terra rinasce la vita, come da seme fecondo; il chicco di grano, cade nella terra, viene coperto da una coltre di tenebra. Muore. Porta molto frutto. Un frutto di vita nuova, una piccola luce che comincia ad accendersi, oggi come allora, nel cuore di quelle donne nelle quali mai, forse, si era spenta la speranza perché fiduciosa nella Parola del Maestro. E luce è stata loro annunciata, la luce ha irradiato la loro notte, il loro timore, il loro volto. Ha riscaldato il cuore. E questa è diventata coraggio nell’annuncio. Sono quelle donne a correre dai discepoli che continuavano a dormire avvolti dalle tenebre, della paura, dalla disillusione che gradualmente stava diventando disperazione. E una piccola luce si accende per loro nella testimonianza di quelle donne semplici che sempre li avevano accompagnati ma che avevano avuto il coraggio di restare accanto al Maestro nel momento dell’abbandono.
Nella testimonianza di Maria. Una luce piccola, perché la testimonianza di una donna non aveva grande valore e seguito, “cose di donne” diranno i discepoli sulla via di Emmaus… ma è bastata la loro piccola parola, insignificante alle orecchie degli uomini a generare una speranza nuova. Quella speranza che incoraggia Pietro e Giovanni a uscire fuori dall’ombra della loro confort zone per correre al sepolcro. A vedere le bende e il sudario della morte, piegati lì in un angolo. A credere.
Dall’annuncio di una donna, insignificante secondo le categorie del tempo, è rinata la speranza, si sono spalancate le porte alla luce che in quella, come in questa notte di Pasqua, “risplende nelle tenebre”. Una donna, un piccolo gruppo di donne, un piccolo gruppo di persone, poca cosa di fronte ai potenti del loro tempo, hanno accolto questa luce che li ha resi forti, e ha infuso il coraggio di annunciare “Quel Gesù che voi avete Crocifisso, Dio lo ha risuscitato”.
E da quell’annuncio è nata un’altra storia, una nuova creazione che oggi coinvolge noi. Ma per noi vuole coinvolgere i tanti. Siamo persone semplici, uomini e donne accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo. Ma abbiamo un valore aggiunto: l’aver accolto l’annuncio che Cristo è risorto, è veramente risorto. A noi che oggi partecipiamo a una liturgia di vita il compito di dirlo, gridando a tutti che, grazie alla risurrezione del Figlio di Dio fatto uomo, è giunto il tempo di sperare.