Dopo un lungo pellegrinaggio dalla durata di tre anni, inizia stamattina l’ultima tappa della Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia presso la comunità parrocchiale di San Cataldo, località balneare del mare Adriatico, situata a dieci km a est di Lecce. Il parroco, don Corrado Serafino, presenta la realtà ecclesiale ai lettori di Portalecce.
Don Corrado, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in Visita Pastorale nella tua comunità?
La piccola comunità di San Cataldo purtroppo, da diverse decine d'anni è stata un po' dimenticata e trascurata. D’estate si ripopola perché rimane sempre il mare per antonomasia dei leccesi, accogliendo anche turisti e villeggianti, che scelgono di villeggiare nella marina. Dal punto di vista sociale e culturale c'è stato un risveglio soprattutto negli ultimi due anni, infatti sono nate due associazioni: “I love San Cataldo” e “Lecce sul mare” al fine di riqualificare la realtà di San Cataldo, e questo apre a una bella speranza per il futuro.
Quali sono i punti forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
Pur essendo piccola, la comunità ha come punto di forza l’apertura del cuore all’accoglienza. Segue con attenzione la santa messa domenicale e partecipa a tutte le varie iniziative pastorali. Da un po' danni, soprattutto da quando svolgo il mio servizio di parroco, si celebra in triduo pasquale, pur nella limitatezza del numero delle persone. Una fragilità che vive la comunità, che si può definire come una fragilità emotiva, è la precarietà tipica del nostro periodo in cui stiamo vivendo. Inoltre, bisogna lavorare molto per rendere la comunità più unita e coesa, ma insieme stiamo cercando di impegnarci sempre più per renderla viva e bella.
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale? Quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
Con la Visita Pastorale del nostro amato arcivescovo, che stiamo aspettando come la visita di Gesù pastore buono, mi aspetto dalla comunità il rinnovamento della fede. Il mio desiderio è anche una crescita nel volontariato cristiano, soprattutto nell'ambito della pastorale della sofferenza, cui appartengo da tanti anni da sempre con l'Unitalsi, prima, e ora con il Centro volontario della sofferenza. Mi attendo tante cose belle perché vedo un risveglio o rinnovamento dalle persone che amano e frequentano abitudinariamente la marina di San Cataldo o in quelle che provengono dalle parrocchie cittadine, vivendo la marina nel periodo estivo. A questi auguro grazie, gioia, speranza e carità. Gli obiettivi che ci siamo posti a breve e media scadenza riguardano l’opera di evangelizzazione e di conversione. Spero, finché il Signore vorrà, che diventi ancora di più una comunità viva, bella e aggregante; che diventi un fulcro, il punto di forza e di riferimento per tutti, riconoscendo sempre il grande valore che ha, quello dell’accoglienza verso tutti.