Al via da oggi 28 marzo la Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia alla comunità vincenziana di Santa Maria dell’Idria, chiesa giubilare per il 400mo anniversario della fondazione della Congregazione della Missione.
Una realtà che opera nel cuore del carisma del Santo Fondatore. Il pastore della diocesi sarà accolto dal parroco Padre Carmine Madalese, che presenta così la sua parrocchia ai lettori di Portalecce.
Padre Carmine, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in Visita Pastorale nella tua comunità?
L’arcivescovo venendo nella nostra parrocchia troverà una comunità abbastanza coesa e vivace nelle sue realtà, all’inizio del mio mandato mi sono messo in ascolto dei vai gruppi presenti in parrocchia e degli operatori pastorali e ascoltando il territorio. La popolazione molto diversa e variegata per provenienza ed estrazione sociale. Abbiamo cercato di potenziare l’esistente senza compromettere il lavoro dei miei predecessori, attraverso una collaborazione fattiva con il nuovo Consiglio Pastorale e il Consiglio Affari economici. La parrocchia, fino al 2008, abbracciava un territorio molto vasto: nasceva a ridosso del centro storico e si allungava fino alle porte di San Pietro in Lama e Lequile.
Quali sono i punti forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
Rispondo mettendo in evidenza le sfide che, una parrocchia guidata da noi vincenziani, dovrebbe caratterizzarsi per: una pastorale del primo annuncio, una pastorale della famiglia, pastorale della carità in uno stile vincenziano fatto di ascolta e di prossimità. Le fragilità presenti sono soprattutto un forte nucleo sociale di extracomunitari provenienti soprattutto dal Bangladesh, Sri Lanka, centro e nord Africa, di religione prevalentemente musulmana. Molto difficile ad avvicinarli a volte per la lingua ma soprattutto per diffidenza. Quali i punti di forza? Sogno una comunità parrocchiale aperta ad una nuova evangelizzazione nello stile vincenziano, che riconosce la centralità della Parola di Dio, che illumina, purifica e guida il cammino nel tempo della prova e della tribolazione aperta anche ad altre realtà ecclesiali. La comunità parrocchiale trova nella liturgia la sorgente e il vertice della vita cristiana, le celebrazioni sono decorose, sobrie e partecipate attivamente, durante e in orari già stabiliti, nel corso della settimana c’è la possibilità di accostarsi al Sacramento della Penitenza, che nei tempi forti, viene celebrato anche in forma comunitaria. La nostra parrocchia vincenziana, si è sempre confrontata con l’insegnamento di San Vincenzo de’ Paoli di tradurre l’affettività (condivisione spirituale) in scelte concrete effettive (impegno concreto e promozione per i poveri) oltre ad avere avuto sempre una coscienza delle varie realtà di povertà esistenti sul territorio e nella città, la comunità è cresciuta nella condivisione a livello personale e nella condivisione organizzata. Sostanzialmente ci sono queste realtà che operano nel servizio caritativo: Volontariato Vincenziano, con centro ascolto, distribuzione generi alimentari e visita domiciliare; Docce di comunità: servizio doccia per i senza fissa dimora, piccolo dormitorio per emergenza freddo. In più in collaborazione con la Caritas diocesana, l’housing sociale “Il cammino” che accoglie uomini senza fissa dimora e, infine, l’ambulatorio medico.
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale? Quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
La Visita Pastorale sarà certamente l’occasione per conoscerci meglio e per stringerci intorno al nostro pastore con l’augurio che ognuno di noi sappia cogliere questo momento per una riflessione sulla nostra appartenenza alla comunità parrocchiale e per condividere le fatiche, le gioie e la crescita di ciascuno di noi. L’obiettivo da raggiungere in un prossimo progetto pastorale da elaborare con la comunità parrocchiale, vede una Chiesa in comunione, sbilanciata sulle frontiere della carità e della formazione che educa alla fede, alla buona vita del vangelo, al servizio. Ci auguriamo che la Visita Pastorale del nostro arcivescovo ci stimoli e ci entusiasmi affinché tutti ci sentiamo coinvolti per una Chiesa “in uscita” - per dirla con le parole di Papa Francesco - che diano i segni delle fede nell’amore e nell’unità. Dobbiamo chiederci se le nostre assemblee domenicali, le messe che celebriamo, sono capaci di creare vera comunione, dove tutti partecipano attivamente alla celebrazione eucaristica. Dobbiamo avere coraggio di riprendere in mano tutta la catechesi parrocchiale, viverla non più come una catechesi scolarizzata, ma come una catechesi esperienziale, iniziando con piccoli gruppi, seguiti personalmente, attivandosi anche nelle famiglie. Le persone hanno bisogno di essere ascoltate. L’oratorio deve essere il luogo dove si incontrano volentieri i nostri bambini e ragazzi, loro devono sentirsi accolti a frequentare con gioia i nostri ambienti.