Inizia domani la Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia alla diciassettesima parrocchia della città di Lecce. Se ne parla, nell’intervista che segue, con il parroco, don Carlo Santoro.
Don Carlo, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in Visita Pastorale nella tua comunità?
La parrocchia di San Filippo Smaldone è l’ultima nata in città subito dopo la canonizzazione di San Filippo, per iniziativa dell’arcivescovo mons. Ruppi, nel lato sud-ovest della città, in un territorio stralciato dalle parrocchie di Santa Maria dell’Idria e San Bernardino Realino. Da sempre “periferia”, il quartiere è vissuto poco, non ci sono molti luoghi di incontro per i giovani e spazi in cui condividere esperienze, anche perché, la relativa vicinanza al centro storico, favorisce uno spostamento verso locali e spazi più attraenti. Per i più piccoli c’è Piazza San Giacomo che, attrezzata con un parco giochi, nei periodi di bel tempo si riempie di bambini e dei rispettivi genitori. Gli anziani, dopo l’ultimo riordino del servizio del trasporto pubblico urbano, sono rimasti tagliati fuori per la soppressione di alcune corse e ora di fatto il quartiere è collegato alla città da una sola linea di bus e pure abbastanza ridotta. In compenso, all’inizio di Via Lequile, è nato un piccolo centro commerciale e di servizi. C’è anche una zona artigianale in Via Carluccio.
L’arcivescovo, venendo tra noi, troverà una parrocchia che, con fatica ma con entusiasmo, è impegnata a crescere come comunità, ripartendo dopo il periodo della pandemia che, se ha messo in difficoltà parrocchie con tradizioni già radicate, figuriamoci una comunità giovane che si stava costruendo. Diverse persone si sono avvicinate o riavvicinate alla parrocchia offrendo tempo, talenti ed entusiasmo a servizio della comunità e questo ha permesso loro di conoscersi e di creare nuove relazioni. Oltre al gruppo dei catechisti già esistente, si sono così costituiti il gruppo “Amici del presepe ed altro…”, il gruppo liturgico e il gruppo Caritas, sono nati inoltre l’oratorio con diverse attività a favore dei più piccoli e degli adulti, un piccolo gruppo teatrale e, dal primo corso prematrimoniale post pandemia, il “seme” di un potenziale “Gruppo famiglie”. L’arcivescovo troverà una parrocchia impegnata ad aprirsi anche al territorio circostante offrendo le sue strutture per attività “extra parrocchiali” che le permettono di incontrare anche i più “lontani”. Sono nati così: la scuola di karate per i più piccoli, i corsi di ballo e di ginnastica dolce per gli adulti, i percorsi di counselling di gruppo che aiutano a conoscere meglio se stessi e a vivere relazioni più autentiche. Anche il terreno retrostante la chiesa parrocchiale è stato messo a disposizione e alcuni parrocchiani hanno colto l’occasione per cominciare a coltivarne un piccolo pezzo, ottenendo abbondanti raccolti di verdure e ortaggi.
Quali sono i punti forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
La Catechesi è il gruppo “storico” della parrocchia che, proprio per questo, ha evidenziato maggiori fragilità: c’è un piccolo gruppo di catechiste che fa fatica a ritrovarsi - per i vari impegni familiari e lavorativi - e ad interfacciarsi con le nuove generazioni sia di bambini/ragazzi che di genitori. Proprio queste difficoltà hanno portato però il gruppo a mettersi in discussione e a iniziare nuove forme di collaborazione con l'oratorio, di nuova costituzione, con il gruppo liturgico per l'animazione della messa domenicale e con la Caritas per la raccolta di alimenti nei centri commerciali. Oltre alla Catechesi per l'iniziazione cristiana è offerta anche una catechesi rivolta agli adulti di tutta la parrocchia, attraverso l’approfondimento del Vangelo della domenica, prendendo, come traccia del cammino di fede comune, il percorso liturgico che si condivide con tutti quelli che partecipano all’Eucaristia domenicale, anche se non impegnati in nessun gruppo. In questo modo facciamo sì che la fede non si fondi solo su tradizioni ma soprattutto sull’incontro vivo con la Parola del Vangelo. Ogni lunedì si fanno due incontri: uno pomeridiano in presenza e uno serale misto, sia in presenza che online, utilizzando il collegamento Zoom, esperienza questa iniziata obbligatoriamente in questa modalità nel periodo Covid, ma che si è deciso di continuare per andare incontro anche a chi è più lontano o ha difficoltà a muoversi da casa; è una modalità di servizio, di apertura e di uscita che mette in relazione persone da sempre fisicamente lontane tra loro, o chi, pur essendosi trasferito altrove per lavoro, continua a seguire gli incontri che riescono a creare la comunità anche a distanza.
La Caritas è nata da poco. È subito venuto alla luce che, non essendo molte le famiglie che vivono in stato di bisogno - anche se pure queste non mancano -, il compito del gruppo Caritas sarebbe stato quello di aiutare i parrocchiani ad aprirsi alle povertà che sono presenti in città, condividendo le attività e interfacciandosi con le strutture, sia della Diocesi (Casa della Carità, CAV, Caritas diocesana) che di altre parrocchie e gruppi di sostegno ai bisognosi, più direttamente impegnati sul campo. Grazie a chi presta il suo servizio direttamente, e alla grande generosità di tutta la comunità, che è sempre pronta a contribuire in vari modi (come la raccolta settimanale di uova sode portate, poi, da un’unità di strada ogni venerdì ai senza tetto e le raccolte periodiche di beni che vengono poi ridistribuiti), stiamo riuscendo ad aprire i cuori alle necessità di chi ci soffre accanto.
Il Gruppo liturgico è quello più debole non essendoci una preparazione specifica che si sta cercando di colmare con le iniziative diocesane, come il corso per ministri straordinari della Comunione Eucaristica, di cui la parrocchia era priva, o gli incontri per i cori proposti dall’Ufficio Liturgico Diocesano. La collaborazione con altri gruppi, come per esempio il coro parrocchiale che si è aperto a formare un coro di bambini per l'animazione della messa domenicale, si sta dimostrando un punto di forza. Le prove dei canti, durante la Catechesi, appassionano i bambini che si sentono poi più coinvolti nella celebrazione, rendendo la messa domenicale più viva per tutti.
Molto proficua è stata la costituzione del Circolo Anspi Effatà che, lavorando trasversalmente tra tutte le realtà della parrocchia, aiuta a creare il senso di famiglia necessario per essere Chiesa.
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale? Quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
Già la preparazione alla Visita Pastorale ha portato i vari gruppi a lavorare nella “corresponsabilità”, ciascuno infatti si è fatto carico di compilare le pagine del questionario che riguardavano il proprio ambito e questo ha fatto sì che la vita della parrocchia non fosse vista come qualcosa che riguarda solo il parroco, a cui si dà eventualmente un po’ di “collaborazione”, ma qualcosa che “ci sta a cuore perché ci riguarda”. Siamo riusciti a ordinare il lavoro del Consiglio Pastorale e del Consiglio per gli Affari Economici identificandone membri e compiti, prima tutto era lasciato alla buona volontà dei singoli. Lavorare per far crescere la corresponsabilità è l’obiettivo più urgente da raggiungere, impegnarsi per intensificare la comunione tra tutti, singoli e gruppi, quello più importante.