Inizia oggi la Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia alla comunità parrocchiale del Sacro Cuore, la quattordicesima del capoluogo salentino. Nell’intervista che segue il parroco, don Michele Marino presenta la parrocchia che guida dal 2017.
Don Michele, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale nella tua comunità?
La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù ingloba un territorio eterogeneo, tra edilizia popolare ed edilizia residenziale, che, nell’ultimo decennio, ha registrato un particolare processo di rimodellamento urbanistico, modificandone profondamente il tessuto sociale ed il vissuto della comunità parrocchiale. L’arrivo di nuove giovani famiglie non è riuscito a bilanciare, in termini di consistenza numerica e di partecipazione alla vita comunitaria, lo spopolamento di un quartiere che subisce un alto tasso di mortalità, un inesorabile invecchiamento anagrafico e significative strategie spaziali della popolazione straniera, per lo più extracomunitaria, che portano ad una sorta di “specializzazione etnica” di alcune aree ad altissima concentrazione musulmana. La collocazione dell’edificio ecclesiale sempre più isolato dal processo di gentrificazione e dal contesto abitativo realmente partecipativo, lo espone, soprattutto in alcune ore del giorno, a insicurezza e degrado propri delle aree limitrofe alla stazione ferroviaria. Tutto ciò, però, non ci scoraggia e ci motiva ad essere sempre più un punto di riferimento per il territorio dove ritrovarsi e crescere nelle fede.
Quali sono i punti forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
L’azione liturgica ha come punti di forza competenza e capacità di coinvolgimento, di ricerca e aggiornamento dei contenuti e dei metodi. Tutto ciò è reso possibile dal lavoro continuo degli operatori della liturgia, ognuno con il proprio ruolo, dalla presenza di un folto gruppo di ministranti puntuali e precisi e da un’eccellente schola cantorum. Purtroppo, l’esiguo numero di volontari attualmente impegnati e la penuria di nuove giovani forze pregiudicano la costituzione di gruppi/laboratori di formazione continua dei giovani, degli adulti e dei genitori (il cui ruolo è fondamentale sotto il profilo testimoniale), di lettura comunitaria della Parola di Dio. Nonostante l’impegno di un instancabile gruppo catechistico, la catechesi, nell’immaginario collettivo, resta legata a pratiche “convenzionali” anziché essere più concretamente “convinzione” nella pratica quotidiana. La partecipazione alle attività parrocchiali non è costante e risente di questo momento di crisi o di “passaggio” epocale comune a tutta la società, fagocitata dai propri impegni. Sostanzialmente la si può ritenere buona soprattutto nei “tempi forti” e sicuramente grazie ad operatori pastorali generosi nel donare il proprio tempo ed i propri talenti alle necessità comunitarie. Ne è prova la cura per l’accoglienza e per i momenti di socializzazione (come il ‘caffè’ e ‘l’aperitivo’ condiviso nei locali dell’oratorio subito dopo la messa della domenica mattina), in un clima di relazioni amichevoli e fraterne. La particolare attenzione ai bisognosi in un quartiere che è crocevia di disagiati, extracomunitari e nuclei familiari a basso e/o privi di reddito, in percentuale maggiore di altre etnie e religioni, costituisce da oltre un decennio impegno giornaliero del nostro gruppo Caritas parrocchiale attraverso la distribuzione di pacchi alimentari e, soprattutto nei periodi invernali, di coperte e vestiario adeguato alle notti all’addiaccio dei senzatetto sempre più disperatamente in aumento. Ogni sera, inoltre, il Punto Ristoro attivo da oltre dieci anni (LEGGI) provvede a fornire un pasto a tutti i fratelli e alle sorelle più indigenti, segno di amore ricevuto e donato che, purtroppo, grava sull’impegno di pochissimi volontari e, pertanto, rischierebbe di non avere continuità.
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale? Quali gli obiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
Ci attendiamo possa essere un‘occasione per richiamare i nostri fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa ed efficace. Un “incoraggiamento” ad affrontare uniti e con “la speranza che non delude”, la sfida di quella modernità che mette in dubbio ogni certezza, che porta ad una fede “fragile”, “relativa” ed alla disaffezione. L’obiettivo è chiaro: stringerci a Cristo e alla sua “verità assoluta”.
*ha collaborato Patrizia Amati