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Papa Leone, nel suo saluto ai membri del Consiglio ordinario della segreteria generale del sinodo dei vescovi, incontrati nel pomeriggio del 26 giugno scorso nella sede del Sinodo, analizza inizialmente l’eredità di Papa Francesco nel cammino sinodale: “la sinodalità è uno stile, un atteggiamento che ci aiuta ad essere Chiesa, promuovendo autentiche esperienze di partecipazione e comunione”.

 

 

 

 

Francesco, aggiunge, “ha portato avanti questa concezione nelle diverse Assemblee sinodali, specialmente in quelle sulla famiglia”, e poi “l’ha fatta sfociare nell’ultimo percorso, dedicato proprio alla sinodalità”. Naturalmente il Sinodo dei vescovi conserva “la propria fisionomia istituzionale”, sottolinea Leone XIV, ma “nello stesso tempo si arricchisce dei frutti maturati in questa stagione”. 

“Voi - dice quindi al Consiglio - siete l’organismo deputato a raccogliere tali frutti e a fare una riflessione prospettica. Vi incoraggio in questo lavoro, prego che sia proficuo e fin da ora ve ne sono grato”.

Comincia a delinearsi più chiaramente il futuro del Cammino sinodale avviato da Papa Francesco.

Viviamo un momento di transizione nel governo della Chiesa universale. Che ne sarà della sinodalità? La domanda è legittima: anche se Papa Leone appena eletto ha detto che ‘vogliamo essere una Chiesa sinodale’ avviando di fatto nuovamente il Cammino sinodale in atto, per qualcuno ci sono segnali divergenti.

Il quadro sarà più chiaro a breve con le nomine, molte in scadenza, della nuova squadra del Papa. Le questioni sono essenzialmente due: per Vito Mignozzi preside della Facoltà Teologica Pugliese, intanto il valore teologico di una Chiesa particolare. Il Concilio Vaticano II ha portato a riconoscere la Chiesa locale soggetto ecclesiale e non più distretto amministrativo della Chiesa universale con il vescovo semplicemente delegato del Papa. E questa consapevolezza è maturata proprio con il processo sinodale, ormai innescato e di non ritorno. Ogni Chiesa è chiamata alla propria responsabilità, chiedendosi come essere fedele allo Spirito, nello specifico della propria storia umana.

Il secondo interrogativo, per Dario Vitali teologo della Pontificia Università Gregoriana, riguarda la tendenza a ridurre la Chiesa sinodale come progressista a fronte di quella tradizionale.

Considerare, cioè, la questione della sinodalità in atto come uno scontro tra “chi vuole un ritorno allo status quo e chi la considera la via maestra per il cammino della Chiesa”.

Spetta ora al Papa comprendere come una equidistanza tra le due rischierebbe di far apparire le due concezioni di Chiesa come estreme ed opposte, e non complementari.

 

 

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