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Le prime parole del pontificato di Papa Francesco, pronunciate dalla loggia di San Pietro la sera del 13 marzo 2013 subito dopo l’elezione, furono: “E adesso, incominciamo questo cammino: vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi”.

 

 

 

 

Come notiamo, la sinodalità (σύνοδος = camminare insieme) è la parola chiave della sua concezione del ministero del vescovo di Roma, e allo stesso tempo fondamento della sua prospettiva ecclesiologica: “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”.

Già nelle sessioni di dibattito che precedettero il conclave che ha poi eletto Papa Jorge Mario Bergoglio, la domanda di una maggiore collegialità era una richiesta di molti cardinali. Il nuovo Papa, sulle tracce dei suoi predecessori, ha ripreso il cammino sinodale, convocando una doppia assemblea sul tema della famiglia e del matrimonio, dove si è subito manifestato un nuovo stile più partecipativo del Sinodo, in relazione sia al collegio episcopale che al popolo di Dio.

Partendo dalla riscoperta della collegialità e della sinodalità, avvenuta nell’iter interno del Concilio Vaticano II, all’inizio del suo magistero troviamo come documento programmatico l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), il quale, pur non comprendendo esplicitamente un programma sinodale, era impregnato di sinodalità come nozione della Chiesa.

Infatti, già nella prima intervista che concesse nell’agosto 2013 ad Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, Francesco chiarì: “Si deve camminare insieme: la gente, i vescovi e il Papa. La sinodalità va vissuta a vari livelli. Forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perché quella attuale mi sembra statica”.

È importante aggiungere, per una migliore comprensione del suo percorso profetico, le sue radici sulla sinodalità latino-americana e la sua esperienza familiare di migranti.

Nel 2015 afferma: “Il cammino sinodale inizia ascoltando il popolo … Il cammino del Sinodo prosegue ascoltando i pastori… Il cammino sinodale culmina nell’ascolto del vescovo di Roma”. In questo processo c’è un dato veramente nuovo: il cammino sinodale prende le mosse dal popolo di Dio.

Nella sua ‘logica di servizio’, come precisa Santiago Madrigal, la Chiesa sinodale si presenta ora come una ‘piramide capovolta’, applicata al collegio apostolico, a ogni vescovo particolare e allo stesso vescovo di Roma, la cui vocazione consiste nel servizio del popolo di Dio.

Nel 2018, nella Costituzione apostolica Episcopalis communio, Papa Francesco precisa: “Il Sinodo dei vescovi deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del popolo di Dio”.

E arriviamo al cammino sinodale ‘dal basso’ 2021-2024, nel quale si esplicita concretamente il desiderio di Francesco di rendere possibile la strada della missione di una Chiesa in uscita. Il discernimento comunitario, sempre condiviso e partecipato personalmente da tutto il popolo di Dio, diventa così la chiave di lettura del presente storico, sempre nell’ascolto illuminato dallo Spirito Santo, per una evangelizzazione adeguata ai tempi nelle forme di comunicazione e nell’approccio umano. 

Concludendo, perché evidenziare queste tappe del suo pontificato? Perché nella storia della Chiesa rimarrà questo percorso dialettico di ricostruzione di una evangelizzazione fedele alla Parola originale del Padre, con un linguaggio comprensibile a tutti in una visione del futuro che è la connotazione propria della Chiesa di Cristo.

 

 

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