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Coloro che nella Chiesa esercitano il servizio di vescovi, presbiteri, diaconi, ricevono il Sacramento dell’Ordine. Non è sufficiente, infatti, che i candidati vengano eletti scelti o nominati.

 

 

 

Con il rito della consacrazione essi ricevono un dono particolare dello Spirito che permette loro di esercitare una potestà sacra che viene solo da Cristo mediante la Chiesa.

I segni visibili sono che compongono l’Ordine sono così come tramandati dall’epoca degli Apostoli sono l’imposizione delle mani da parte del vescovo e la preghiera di consacrazione. Ma tutta la ricca liturgia di ordinazione ci consente di riconoscere il dono che, attraverso il sacramento dell’Ordine, Dio fa alla sua Chiesa.

Il diacono candidato, nel nostro caso, domani don Antonio De Nanni) dopo la proclamazione del Vangelo viene presentato da un sacerdote che ne attesta l’idoneità e la preparazione. Poi il vescovo pronuncia le parole dell’elezione, la definitiva ammissione alla Sacra Ordinazione con queste parole: “Con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo nostro Salvatore, noi scegliamo questo nostro fratello per l’ordine del presbiterato”.

Dopo l’omelia il vescovo interroga il candidato sulle sue intenzioni. Le domande riguardano la volontà, di predicare il Vangelo e di insegnare la fede cattolica, di celebrare, con fedeltà e devozione i sacramenti in modo particolare il sacramento dell’eucaristia e della penitenza, di pregare assiduamente il Signore per il popolo cristiano e, in definitiva, di offrire la propria vita insieme a Cristo per la salvezza degli uomini.

Il candidato compiendo il gesto antico ed evocativo di mettere le proprie mani in quelle del vescovo gli promette obbedienza.

Poiché il ministero sacerdotale non si esercita a titolo personale ma sempre nella comunione di tutta la Chiesa, il candidato viene affidato alla preghiera e alla intercessione dei santi.

Il candidato si prostra a terra mentre nella chiesa con la preghiera litanica risuonano i nomi degli abitanti della Gerusalemme celeste. È un momento suggestivo non solo per il gesto della prostrazione ma anche perché è espressione della comunione della Chiesa in cammino verso il compimento del Regno di Dio.

Si arriva così, ai due gesti sacramentali tramandati dagli apostoli l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e la preghiera di Ordinazione. Fin dall’antichità è conosciuta la tradizione dell’imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri. Questo gesto ha il valore di inserimento all’interno del presbiterio.

La preghiera di Ordinazione è un testo molto antico ed è attestata per la prima volta nel Sacramentario Veronense del VI secolo. Al termine della Preghiera di Ordinazione don Antonio sarà a tutti gli effetti presbitero.

I riti che seguono, detti appunto riti esplicativi, esplicitano visivamente la missione che è stata affidata. Don Antonio vestirà la stola al modo sacerdotale e sopra, la casula, paramento proprio della celebrazione eucaristica.

Il dono dello Spirito Santo che il sacerdote riceve per compiere la missione di Cristo è espresso dall’unzione con il sacro Crisma, l’olio consacrato e profumato con il quale il vescovo unge le palme delle mani. Quelle mani saranno segno emblematico dell’opera di Dio nella vita della comunità.

Il vescovo, poi, consegna i doni del pane e del vino offerti per il sacrificio eucaristico. Inizia così il suo ministero a servizio dell’eucaristia e della comunione ecclesiale. Infine, l’abbraccio di pace con il vescovo esprime la comunione gerarchica che lega il nuovo sacerdote alla chiesa locale. Poi anche gli altri sacerdoti con questo gesto accolgono il nuovo confratello nell’ordine presbiterale.

Domani, alle 16 in diretta Fb, sulla pagina di Portalecce, don Mattia Murra, proprio sull’altare dove, qualche ora dopo, don Antonio De Nanni verrà ordinato presbitero, ci aiuterà ad entrare ancora di più nel mistero di questo sacramento: i lettori durante il live potranno porre domande nella sezione “commenti” di Facebook.

*direttore Ufficio liturgico diocesano

 

 

locandina de nanni buona

 

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