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È ripartita con slancio e speranza la Chiesa di Lecce. È ripartita sulle ali dell'entusiasmo del suo pastore, l'arcivescovo Michele Seccia, sognatore ad occhi aperti già da diverso tempo di quel cammino sinodale che sta per iniziare in seguito alla intuizione illuminata dallo Spirito e avente come titolo "Per una chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione".

 

 

 

È ripartita con la voglia di mettersi in discussione e di proporre nuove vie di ascolto, di dialogo, di coinvolgimento. Con questi sentimenti, ieri 8 ottobre, nell’aula magna dell'Istituto superiore di scienze religiose metropolitano "don Tonino Bello" di Lecce si sono riuniti i sacerdoti e i diaconi insieme al proprio pastore con l'intento di guardarsi negli occhi, di fare verifica, di cercare di elaborare un progetto pastorale volto ad essere espressione di una Chiesa, quella leccese, attenta ai segni dei tempi e testimone fedele del vangelo nel servizio all'uomo.

Dopo la recita dell'ora terza, un Seccia motivato e accorato ha fornito l'orizzonte del lavoro assembleare, evidenziando come l'evento sinodale che sta per aprirsi in tutte le Chiese particolari nella sua fase di costruzione dal basso potrebbe fare pensare a delle comunità ecclesiali che autonomamente camminano e autonomamente si formano.

Ha detto: "Cari fratelli presbiteri e diaconi, sentiamoci Chiesa, sentiamoci popolo in cammino che vive la fede, annuncia la speranza, testimonia la carità. Viviamo questo tempo di grazia che il Papa ha voluto donare alla Chiesa universale come tempo per guardare al nostro presbiterio come a quel lievito in grado di far fermentare i semi di bene che il Signore, a piene mani, non manca di seminare in mezzo a noi".

È toccato, successivamente, al vicario generale, redigere una cronistoria di tutte le tappe gli che hanno portato alla assemblea di ieri come momento di messa a punto dei contributi emersi dai giorni di formazione svoltisi a inizio settembre (dal 7 al 9 ndr LEGGI) poi presi in esame in sede di consiglio episcopale e presbiterale.

Ha affermato mons. Manca: "le radici dell'odierno riunirci risalgono all'estate 2020 quando, presso l'oratorio di Merine, quasi autoconvocandoci abbiamo sentito l'esigenza di dialogare, di mettere insieme sogni, progetti, slanci e difficoltà che la nostra diocesi attraversa; questo lavoro è  continuato nella tre-giorni svoltasi sempre a Merine, prodromo della assemblea dello scorso mese di luglio quando abbiamo visto realmente  il modo in cui la nostra Chiesa può  e deve essere Chiesa comunione, Chiesa sinodale, Chiesa che pensa, parla e agisce  in modo trinitario, annunciando la comunione nella diversità ".

A mons. Piero Quarta, vicario foraneo per la città, l’opportunità, a nome dei quattro vicari foranei, di fare sintesi di tutto quanto emerso negli incontri che hanno avviato l'anno pastorale della Chiesa leccese. Ha detto: "la sinodalitá non può essere qualcosa imposta dall'alto, ma un sogno e una meta da coltivare e per la quale noi preti dobbiamo spenderci. Da quí l'esigenza secondo cui per iniziare a progettare in modo sinodale occorre mettersi in ascolto del Signore e della sua Parola in grado di formarci per formare. Questo modo di essere ministri diviene collante capace di unire la intera comunità leccese che solo dalla capacità di sapersi porre al cospetto di Dio può conoscere se stessa e farsi conoscere come mistero di unitá".

È stato, infine don Damiano Madaro, vicario episcopale per la pastorale a fornire luoghi, metodologie e iniziative  che animeranno  questo cammino sinodale che vedrà  i sacerdoti scendere in campo in quattro cantieri (catechesi, liturgia, formazione  permanente del clero e missione) con la voglia di pregare, fare discernimento , mettersi in dialogo e programmare.

Un entusiasta Seccia, dopo la recita dell'Angelus ha dato appuntamento alla celebrazione di avvio diocesano del Sinodo ‘dal basso’ del prossimo 17 ottobre in cattedrale (LEGGI) che sarà trasmessa in diretta sulla pagina Fb di Portalecce e in tv su Telesalento (ch 73) e ha sciolto i lavori assembleari ringraziando i presenti per aver accolto l'invito a ritirarsi qualche ora in disparte prima di ritornare, carichi e pronti, alle loro occupazioni.

 

 

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