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Mons. Michele Seccia è vescovo della Chiesa da 24 anni. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 settembre del 1997, e al tempo, era uno dei vescovi più giovani d’Italia. 

 

 

 

Dopo essere stato pastore nella diocesi di San Severo e di Teramo-Atri, la volontà di Dio lo ha fatto approdare nella nostra Chiesa di Lecce da circa quattro anni. Ci siamo subito resi conto che l’essere vescovo per mons. Seccia fosse un titolo di servizio più che di onore, come la sua preferenza fosse “servire” (prodesse), più che “presiedere” (praeesse), per dirla con una espressione di Sant’Agostino, meglio ancora: “presiedere nel servizio” (praeesse est prodesse). Il suo motto episcopale “Collaboratore della vostra gioia” (espressione paolina) mons. Seccia lo vive costantemente nell’essere “servitore” della nostra gioia.

Sì, in questa occasione di anniversario di ordinazione episcopale, desidero sottolineare la dimensione dello stile di “servitore” del nostro arcivescovo. Come suo stretto collaboratore, ho la prova quotidiana di quelle che sono le sue priorità pastorali: non stare dietro alla quantità delle attività, delle incombenze che pure non vengono trascurate, ma curare i rapporti con le persone, a cominciare da noi preti e dai poveri che hanno sempre la precedenza nel suo tempo. La casa del vescovo, sempre aperta, è il segno indicatore del suo cuore di pastore sempre aperto all’accoglienza, vale a dire, sempre pronto a servire.

Non c’è pastorale senza amore, non c’è amore senza discesa, senza servizio: è il percorso del Verbo incarnato. Con il suo stile, più che con le sue parole, mons. Seccia, indica le linee portanti del progetto pastorale della nostra Chiesa leccese. Ha lasciato al presbiterio il compito di elaborare i dettagli di tale progetto attraverso momenti di confronto fraterno, che stiamo realizzando proprio in questi giorni, per poi passare a un confronto più ampio attraverso un’assemblea diocesana con il laicato e la vita consacrata.

Il vescovo è la persona a cui tutti i fedeli (preti compresi) devono guardare. La sua persona è il primo insegnamento magisteriale. La Chiesa non si edifica con una montagna di documenti ma con “stili di vita cristiana”. Gesù lo detto chiaramente ai suoi discepoli dopo aver loro lavato i piedi: “Vi ho lasciato un esempio” (Gv 13,15). Penso che sia questo il capisaldo di ogni progetto pastorale.

Grazie al carissimo Padre Michele per essere un’icona vivente del primo e fondamentale insegnamento di Gesù. In questi giorni di formazione permanente egli ha espresso la volontà di ascoltare molto il presbiterio, sarebbe bello che noi presbiterio guardassimo con più attenzione e meno distrazioni al suo stile pastorale.

 

*vicario generale

 

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