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In preparazione al 1° giugno, giorno in cui la Chiesa di Lecce farà memoria dell’arcivescovo Cosmo F. Ruppi (GUARDA SOTTO) nel decimo anniversario della morte (29 maggio 2011), Portalecce pubblica le testimonianze di chi lo ha conosciuto al fine di ricordarne le parole e le azioni di “pastore secondo il cuore di Dio”.

 

 

 

Mons. Ruppi amava fortemente scrivere. Vescovo-giornalista: per vocazione, per testimonianza, per scelta missionaria.

Costantemente impegnato a proporre il Vangelo nella vita di ogni giorno, e quindi nelle diverse realtà. Conscio del valore dei media per incontrare gli altri e sviluppare proficui rapporti di cooperazione.

All’interno di “un processo di penetrazione nella realtà della storia, per mettere in crisi gli atteggiamenti di acquiescenza fatalistica ai meccanismi di edonismo utilitario e dissacrante materializzazione”, scrisse il rettore dell’Ateneo leccese Donato Valli, presentando il testo Sulla via del Concilio, con la raccolta delle prime dieci Lettere pastorali del presule.

Nella sua poliedrica attività di vescovo, docente, educatore nei seminari, direttore nell’Istituto pastorale pugliese, presidente della Conferenza episcopale regionale, in modo molto ampio, ha avuto largo spazio l’attività giornalistica e l’impegno per la comunicazione sociale.

 Mons. Ruppi è stato, pure, membro della Commissione della Cei per le comunicazioni sociali.

“Intensa è la sua attività pubblicistica. Ha iniziato a collaborare con diversi giornali, specialmente con La Gazzetta del Mezzogiorno, in cui è stato, oltre che collaboratore fisso, anche inviato speciale nei viaggi di Paolo VI in Italia e all’estero”, attestava l’accurato ed elegante volume edito in occasione del ventesimo anniversario (1989-2009) di ministero episcopale nell’arcidiocesi di Lecce.

Scrisse inizialmente sul Corriere del Mezzogiorno, poi su Il popolo, Avvenire, Prospettive nel mondo, Miles Christi.

Nel ventennio di episcopato leccese, sul periodico Vita Cristiana, aveva lo spazio fisso per un’intervista su due pagine. Concluso il ministero leccese, collaborò con Famiglia cristiana e soprattutto con l’emittente televisiva Telenorba e con una rubrica su Radio Rai.

“Con le Autorità di tutti i colori e di tutte le parti, come pure con le realtà civili, politiche e sociali, ho cercato di intrecciare un dialogo che m’è mai pesato e che spero sia stato fruttuoso”, confidò il 24 giugno 1990 sul quindicinale Rosso di sera con intenso spirito confidenziale, aggiungendo subito dopo: “Volevate una confessione? Ve l’ho fatta, anche se breve”.

Scorrendo la sezione del Bollettino diocesano dell’arcidiocesi leccese dedicata al suo magistero, si nota subito che egli scriveva con stile agevole, scorrevole, colloquiale.

E, soprattutto, affidandosi con scrupolo ai canoni della logica ed al senso ecclesiale, coniugati sempre con amore paterno proteso a costruire comunione e comunità.

Autentico,  pregiato “servo” della Parola.

 

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