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Semplice, dal tono familiare e dal grande coinvolgimento spirituale: potrebbe definirsi così l’originale ritiro mensile, il primo in presenza dopo il lungo lockdown e dopo gli appuntamenti online dei mesi scorsi, che il clero leccese guidato dal suo arcivescovo metropolita mons. Michele Seccia ha vissuto nella parrocchia di San Filippo Smaldone in Lecce.

 

 

Originale finanche la forma: un momento di preghiera penitenziale e di riflessione che potesse dare ad ogni sacerdote presente la possibilità di meditare in prossimità dell’inizio del tempo forte della Quaresima e che fosse anche occasione propizia per accostarsi al sacramento della riconciliazione, realizzando così il dinamismo insito in quello slogan tanto caro a Papa Francesco “riconciliati per riconciliare”.

Bussola che ha guidato tale evento orante è stato il brano evangelico tratto dal capitolo 15 del Vangelo di Luca noto come la parabola del padre misericordioso.

Come due facce della stessa medaglia si sono intersecate le risonanze del predicatore fratel Raffaele Ogliari della comunità monastica di Bose in Ostuni e la conseguente applicazione pratica fornita dall’arcivescovo Seccia.

Il ministro della penitenza è chiamato ad assommare in sé una duplice dimensione che è presente nel racconto lucano: quella del figlio minore e quella del padre, al fine di aver sempre chiara la propria identità di peccatore guarito.

Ha affermato Ogliari: “ogni sacerdote prima ancora che essere colui che riconcilia il penitente con Dio dal quale il peccato lo ha allontanato, ha urgenza di riscoprirsi un peccatore perdonato; questa esperienza di guarigione è di sprone e di aiuto per sapersi approcciare al dramma del peccato che rischia di schiacciare il penitente, dando a lui la possibilità di gustare il tempo della misericordia come tempo di rinascita e risurrezione”.

Di natura prettamente presbiterale, invece quanto Seccia ha voluto condividere con il suo presbiterio, soggetto e oggetto di riconciliazione: “il tempo della Quaresima e quanto vivremo in questa liturgia penitenziale devono essere lo spazio nel quale ciascuno di noi misura il proprio ministero e lo pone dinanzi al buon cuore di questo Padre per scoprire quante volte si è allontanato dalla comunione con lui ledendo la dignità del confratello, in quanti modi non ha saputo  essere segno di tenerezza nella comunità affidatagli, in quante occasioni il proprio ministero lo ha visto diventare giudice selettivo più che padre accogliente”.

Forti di queste provocazioni i presbiteri presenti hanno avuto la possibilità di accostarsi alla confessione individuale, disponendo i propri cuori ad essere estuari di pace.

La giornata ha vissuto un epilogo dal sapore prettamente comunionale: l’arcivescovo ha distribuito ad ogni comunità parrocchiale della diocesi per il tramite dei vicari foranei le ceneri che verranno utilizzate nel mercoledì delle ceneri il prossimo 17 febbraio.

La recita dell’Angelus, infine, ha sciolto le vele di una mattinata che ha avuto il sapore della novità perché portatrice di relazioni ristabilite e di nuovi inizi.

 

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