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Solenne, semplice e familiare. Sono i tre aggettivi che descrivono bene la solenne concelebrazione eucaristica presieduta ieri, 27 dicembre, festa della Santa Famiglia, dall'arcivescovo Michele Seccia nella chiesa matrice di Arnesano per l'ordinazione diaconale dell'accolito Antonio De Nanni.

L'evento è stato trasmesso in diretta da Portalecce e Telerama (CLICCA QUI).

 

 

 

Accanto al presule, in rappresentanza del presbitero diocesano, oltre al parroco don Antonio Sozzo, anche don Adolfo Putignano, don Mauro Carlino, don Carlo Calvaruso, don Andrea Zonno, don Graziano Greco, don Andrea Gerardo e Padre Maurizio Cino.

Toccante per profondità e paternità che da essa promanavano, l'omelia di Seccia che, subito, ha voluto dare la chiave di lettura del dono che la comunità arnesanese ha vissuto, affermando: "Carissimo Antonio, quello che oggi viviamo con te è una scelta pari a quella di grandi personaggi della Scrittura come Abramo, come Paolo; sono testimoni di una vita donata alla Chiesa attraverso il servizio ai fratelli".

Tutto questo consente di rendere lode al Signore, che suscita, chiama, forma e invia per essere nel mondo e nella storia il riflesso della sua grazia.

Ancora il vescovo: "Il tuo diaconato è risposta ad una chiamata che fin da piccolo hai ricevuto e che ti ha visto metterti alla sequela del Maestro per accoglierlo e ascoltarlo; non hai deciso tu di diventare diacono, ma è  lui [Cristo ndr] che da sempre ti ha amato e ti ha pensato così".

Fare propria questa progettualitá di vita, richiede dal chiamato, Antonio in un modo particolare, l'ausilio di modelli che possano diventare incoraggiamento e sostegno.

Incalza il presule: "Il modello che ti affido oggi è San Giuseppe; egli che pur non avendo generato carnalmente il Figlio di Dio, tuttavia è lì per svolgere un ruolo; essere diacono vuol dire stare lì, dinanzi al Signore e chiedere a lui di realizzare in te la sua opera, quasi come ha saputo fare la Vergine Maria".

Le domande del vescovo, le litanie dei santi, l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria sono stati il clou della liturgia di ordinazione culminata con la vestizione degli abiti diaconali da parte dell'eletto, la consegna del vangelo e l'abbraccio di pace col pastore.

Commosse e grate le parole di don Antonio al termine della celebrazione: "oggi qui abbiamo vissuto un parto dal quale è nato un figlio che questa comunitá sta donando al Signore; il Crocifisso, dunque, ha voluto giocare la sua partita del cuore su questo campo perché salga, da qui, la lode al Padre che non smette di chiamare e inviare operai per la sua messe".

Il diaconato di Antonio è stato, dunque, ricchezza e augurio; ricchezza perché il presbiterio leccese che è stato toccato da abbondante grazia, augurio perché tanti, come don Antonio possano ascoltare la voce del Signore e fare del proprio tempo un dono a lui.

 

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