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“Vivo questo momento - sono state le prime parole a caldo del vescovo Marcello Semeraro e riportate dal sito della Chiesa di Albano che egli guida da 16 anni dopo aver ricevuto la notizia della nomina a Prefetto - con spirito di libertà e di generatività verso la chiesa diocesana che ho servito. Il resto verrà dopo”.

 

 

Non sono parole di circostanza e tanto meno di commiato. Si tratta, invece, di pietre miliari del cammino stesso della diocesi di Albano, dove, grazie agli indirizzi e al magistero di Semeraro, verbi e impegni come “accompagnare”, “generare”, “aver cura”… sono divenuti ormai fondamenti del linguaggio pastorale e della vita ordinaria di Chiesa suburbicaria.

Anche nell’ultima Lettera pastorale consegnata al clero di Albano lo scorso 27 settembre, dal titolo “Non alia charitas. Per una pastorale di cura” emerge chiaro come l’agire pastorale della diocesi di Albano dovrà essere orientato e concretizzato a partire dallo stile della cura. “Nella lettera pastorale ‘Abbi cura di lui’ - spiega Semeraro - ricordavo che al centro di una pastorale generativa deve sempre esserci la relazione sì da permettere l’incontro delle persone con le ricchezze delle loro diversità e con l’esperienza delle rispettive mansioni; e deve sempre esserci il riconoscimento dell’essenziale: ossia, per usare le parole del Papa, di ciò che è più bello, più grande, più attraente e al tempo stesso più necessario”. Nulla di formale, dunque, ma la continuazione di un percorso che potrà continuare: “Il resto verrà dopo”.

Dopo aver ricevuto la notizia della nomina pontificia a Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, il dicastero che ha competenza per tutto quello che riguarda la procedura che porta alla beatificazione e alla canonizzazione dei Servi di Dio, dunque, il pensiero di mons. Semeraro è volato alla Chiesa diocesana che serve da quando è succeduto a mons. Agostino Vallini (divenuto poi cardinale) che lasciò la diocesi dopo essere stato nominato Prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica da Giovanni Paolo II. Papa Benedetto XVI lo elevò alla dignità cardinalizia nel 2006 prima di nominarlo vicario per la diocesi di Roma nel 2008.

Nell’annuale Concistoro - che Papa Francesco non ha ancora annunciato probabilmente per via dell’emergenza sanitaria (l’ultimo è stato celebrato il 5 ottobre 2019) - com’è prassi per tutti i prefetti di Congregazione, anche don Marcello riceverà dal Santo Padre la berretta cardinalizia e sarà il secondo sacerdote leccese - l’altro è il card. Salvatore De Giorgi che lo scorso 6 settembre ha festeggiato il suo 90° compleanno (in occasione del quale anche don Marcello volle rivolgergli gli auguri dalle PAGINE di Portalecce) - ad entrare in un futuro Conclave da cardinale elettore.

 

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