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 Un don Giancarlo Polito visibilmente commosso, ha presieduto ieri mattina, nella sua parrocchia di Santa Maria della Luce in San Matteo, la concelebrazione eucaristica nel cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale.

 

 

L'evento, seppur senza la partecipazione fisica di popolo e per questo motivo trasmesso in diretta da Portalecce ha visto la presenza assistente dell'arcivescovo Michele Seccia e di pochi sacerdoti in rappresentanza del presbiterio diocesano (don Antonio Perrone, don Damiano Madaro, don Mauro Carlino, don Attilio Mesagne e don Giovanni Quarta) che insieme al "festeggiato" hanno condiviso il Pane della Parola e dell'Eucaristia.

Si potrebbe racchiudere tale momento in sole quattro parole che mons. Polito ha fatto riecheggiare nella sua omelia: la semplicità, la spiritualità (intesa come azione dello Spirito), il ricordo, l'affidamento.

Cinquanta anni di ministero sacerdotale avrebbero dovuto avere una eco differente ma, osserva don Giancarlo "la sobrietà di questo tempo mi ha fatto tornare all'Essenziale, alla preghiera di ringraziamento al Signore per la Sua fedeltà nei miei confronti".

La radicalità di una scelta, agli occhi del mondo tanto controcorrente e bella quale è quella della vita presbiterale, è solo sostenuta dallo Spirito Santo senza del quale ogni attività diverrebbe semplice servizio e autentico compiacimento personale.

La vita ministeriale di don Polito è stata e continuerà ad essere un servire Cristo per servire l'uomo, in una circolarità osmotica che rivela la missione donata ad ogni chiamato: essere testimone di amore.

Continua don Giancarlo: “il Paraclito non ci vuole semplici esecutori di regole, quanto uomini che accolgono nella loro esistenza quell'amore che è il dono più grande del Risorto".

Di questa tenerezza amorosa, il maestro delle celebrazioni episcopali della nostra chiesa di Lecce è stato testimone autentico nel suo preciso, quotidiano, competente e puntuale servizio, che lo ha visto accanto ai pastori che si sono succeduti sulla cattedre lupiense; tale incarico conferitogli e portato avanti con sapienza ha contribuito a rendere la liturgia fonte e culmine della vita sacerdotale tanto sua quanto di tutti coloro che ad essa prendevano parte.

"Come non ricordare a tal proposito - incalza don Giancarlo - la nobile compostezza di mons. Minerva, la profezia lungimirante di mons. Mincuzzi, l'austerità affettuosa di mons. Ruppi, la bellezza celebrativa di

mons. D’Ambrosio e ora la spiritualità liturgica di mons. Seccia: esempi che mi hanno permesso di vivere ed incarnare la bellezza della liturgia e la centralità della Parola nello scorrere dei  miei giorni di ministro dell'altare".

Per realizzare questo iter di ascesi, ogni presbitero deve sperimentare di essere custodito: da Gesù che lo sceglie e lo invia, dal suo Vescovo, dai suoi confratelli e dal popolo aggidatogli.

C'è pero una protezione che sa di maternità e che aiuta a incarnare il tratto della tenerezza nel vivere il servizio sacerdotale.

"A Maria - conclude Polito - affido la mia vita e il mio ministero perché possa essere sempre sacerdote secondo il cuore del Suo Figlio Gesù".

Al termine della celebrazione l'arcivescovo Seccia ha espresso a don Giancarlo parole di augurio, di sostegno, di affettuosa nostalgia per una conoscenza nata negli anni del seminario di Molfetta e di incoraggiamento: “Ci conosciamo da diversi anni ed è sorprendente notare come le nostre vite sono condotte dal Signore; ciò che ci rende ministri, annunciatori di un dono, è la capacità di fare comunione, di perderci in Lui. Ti auguro, caro don Giancarlo di essere testimone credibile e innamorato di Gesù”.

Questa celebrazione tanto bella è stata sintesi di una mattinata spiritualmente intensa e che ha avuto carattere di preludio ad un pomeriggio dal respiro diocesano quando lo stesso nostro pastore ha presieduto dalla cappella di San Gregorio Taumaturgo nel seminario arcivescovile, sempre in diretta su Portalecce  e anche in tv su Telerama, la solenne concelebrazione di ringraziamento insieme a don Giancarlo e a don Gigi Manca: un bel modo di affidare al Pastore dei pastori chi, come mons. Polito ha fatto della sua vita un dono grande a tutti.

Servizio fotografico di Arturo Caprioli

 

 

 

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