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La Diocesi e il Conservatorio di Lecce si stringono la mano in nome della bellezza della musica.

«È sempre più vero e necessario – ha detto l’arcivescovo monsignor Michele Seccia nel corso della conferenza stampa di presentazione del protocollo d’intesa tra le due istituzioni – quanto affermava sant’Agostino, ovvero che “chi canta prega due volte”. Questa opportunità offerta dalla collaborazione tra Conservatorio “Tito Schipa” e Diocesi di Lecce (già collaudata con gli interventi del Natale scorso nelle periferie del capoluogo), vuol essere una ulteriore promozione della cultura musicale rivolta a migliorare l’accoglienza nel nostro territorio con uno sguardo particolare rivolto ai giovani che la amano e che la coltivano. Poter ospitare concerti nelle chiese della città è un ulteriore servizio che vogliamo offrire facendo apprezzare l’enorme patrimonio che da quella sacra e per organo, attraverso il canto faccia conoscere meglio la storia della Chiesa. La Diocesi aprirà le porte delle sue cattedrali, delle chiese grandi e piccole e di quelle di quartiere, così come gli amici musicisti faranno riempiendole di musica, di bellezza e di armonia, con una promozione culturale, civile e religiosa insieme. La musica – ha concluso il prelato – aumenta la nostra sensibilità, è uno strumento non solo estetico, la bellezza attira la fede e pone domande. La devozione popolare e le statue non sono tutto. Ci arricchiremo insieme».

Dalla monotonia della società odierna alla polifonia del canto e della musica. È questo l’augurio che sta alla base del protocollo d’intesa firmato nel salone delle conferenze in Episcopio tra Arcidiocesi e Conservatorio di Lecce anche, ma non solo, in occasione del Giubileo Oronziano che si svolgerà l’anno prossimo per ricordare il 1950esimo anniversario del martirio del vescovo patrono della città (indetto il 3 dicembre scorso da papa Francesco).

L’arcivescovo metropolita Michele Seccia insieme con il direttore e il presidente dell’istituto di alta cultura musicale di via Ciardo, rispettivamente Giuseppe Spedicati e Biagio Marzo, hanno concordato sulla necessità di aprire le chiese e facendo entrare la musica nel senso più ampio, per intenderci dalla musica corale a quella sacra, da quella lirico-sinfonica a quella classica strumentale anche melodrammatica.

La cerimonia è stata allietata da due brani strumentali di Vivaldi (in apertura) e di Brahms (al termine) - eseguiti dal «Salent girls’ quartet».

 

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