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Lo scorso 23 gennaio si è concluso a Bari l’incontro Mediterraneo, frontiera di pace e a “Il sale della terra”, su Radio Portalecce è intervenuto il prof. Marcello Tempesta, docente di Pedagogia generale sociale e interculturale dell'Università del Salento per proporre alcuni spunti di riflessione sull'argomento.

 

 

Questo incontro è stato epocale e profetico. Ben 58 vescovi, insieme a Papa Francesco, hanno intrapreso un percorso comune di riscoperta dell'identità cristiana che trova nel Mediterraneo un luogo storico e simbolico. L'incontro di Bari si colloca ad un anno dell'incontro di Abu Dhabi, dove è stato scritto il documento sulla fratellanza universale. Si situa inoltre accanto ad altri due momenti pubblici proposti da Papa Francesco: uno a marzo – The Economy of Francesco - e l'altro a maggio sul tema dell'educazione.

L'incontro di Bari ci inserisce all'interno di un’opera che lo Spirito Santo sta suscitando e che il Papa sta sostenendo. Appare, quindi, come un'opera profetica in questo tempo. La profezia infatti, come diceva il professore, non è inventare cose nuove ma riscoprire sempre più profondamente le origini. Paradossalmente, in 2000 anni di vita cristiana, i grandi rivoluzionari hanno sempre fatto risorgere il cristianesimo originario.

Davanti al fenomeno migratorio, continua il professore, possiamo avere atteggiamenti di segno opposto, entrambi fuorvianti: o atteggiamenti di paura, alzando muri, sparando sui gommoni, oppure atteggiamenti di apertura miope, avendo la mentalità di chi vede nei cristiani, negli europei, negli occidentali solo coloro i quali hanno causato il maggior numero di morti nella storia e perciò devono fare ammenda rinunciando alla loro identità.

Davanti al fenomeno migratorio è necessario un grande impegno di apertura, non avendo paura dell'ospite inatteso, e insieme un senso equilibrato e critico della propria identità. Nell'episodio della Quercia di Mamre è il volto del Divino che viene accolto da Abramo e da questa accoglienza viene annunciata la nascita di Isacco, il figlio della promessa. L'imprevisto, l'inatteso è il nome di Dio e questo lo possiamo scoprire se in noi nasce il gusto della scoperta dell'identità altrui. Quando noi incontriamo l'altro, il diverso e entriamo in relazione con lui, emergono anche i nostri pregi e i nostri difetti; l'altro diventa quindi un'opportunità per scoprire chi siamo, da dove veniamo e, scambiando le conoscenze, si può creare una nuova dinamica sociale.

Abbiamo bisogno di riscoprire la nostra chiamata alla vita cristiana e anche della consapevolezza che dentro di noi abita l'inclinazione al male, che si chiama peccato originale, che ci fa vedere nell'altro un nemico. Questo vale non solo per l'altro che viene da fuori, ma anche per i tanti “altri” con i quali abbiamo a che fare nella quotidianità. Basta guardare le famiglie, che non riescono a vivere insieme perché l'altro diventa un nemico.

L’arcivescovo, mons. Seccia, invita a fare gesti concreti: ritrovandosi a casa, pregando insieme, scambiandosi il perdono ecc. Anche la mensa casalinga (il tavolo dove si pranza) può diventare un punto di aggregazione sociale. La famiglia ha bisogno di cammini formativi che la aiutino a riscoprire il grande dono del matrimonio cristiano.

Le tre giornate di Bari ci rendono consapevoli di un contesto europeo di crisi della fede, ma ci spingono ad affrontare queste sfide con coraggio nell’ottica della nuova evangelizzazione.

 

Forum Famiglie Puglia