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Una festa per celebrare i sette anni della Casa della Carità e presentare i progetti da realizzare per una concreta attività di aiuto e sostegno a persone in difficoltà  economica e sociale in cui riluce il volto di Gesù rifiutato dal mondo.

 

9 dicembre 2012 - 9 dicembre 2019, sette anni di solerte attività caritativa, di impegno gioioso ed efficiente nel mettere in pratica l’insegnamento del Vangelo.

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato (…) assetato (…), forestiero (…) (…) In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. (Matteo 25, 35-44).

A ricordare il brano evangelico fu l’allora arcivescovo mons. Domenico D’ambrosio nell’omelia per il cardinale Tarcisio Bertone, al tempo Segretario di Stato di Papa Benedetto XVI, in occasione della cerimonia di inaugurazione della Fondazione “Casa della Carità”. Brani dell’omelia di D’Ambrosio e di Bertone sono stati letti da mons. Nicola Macculi, attuale direttore della Caritas e dal prof.  Nicola Paparella.

Oggi, l’arcivescovo Michele Seccia ha ricordato che al momento del suo arrivo a Lecce, il 2 dicembre 2017, ha ricevuto come prima cosa le chiavi della Casa della Carità. Ha ribadito l’importanza della condivisione nella convivialità: “dalla mensa eucaristica alla mensa domestica e viceversa. Le cose più belle - ha detto-  Gesù le ha fatte a tavola. A tavola la famiglia si riconosce nella felicità e nel disagio”. Ha avuto espressioni di elogio verso il lavoro, la creatività, l’impegno dei volontari nella cui azione le parole diventano vita. Ha invitato alla sinergia di tutti gli operatori nel campo della carità. Ha spiegato: “Casa della Carità quindi Casa dell’Umanità e casa dell’Incarnazione, una parola chiave del Vangelo; il verbo che si fa carne, concretezza non è un ideale, ma una reale esperienza sociologica quando capiamo che la parola si fa storia, vita, quotidianità e relazione”. Un passaggio significativo del suo discorso è stato l’invito a non avere timore di aprire locali, chiese in nome della “responsabilità evangelica che è responsabilità sociale

Al suo settimo compleanno la Casa della Carità conta servizi per gli ospiti, dall’accoglienza per uomini e donne senza fissa dimora, al servizio mensa, all’ ascolto, all’ambulatorio medico e l’assistenza psicologica, sociale e linguistica; dall’orientamento all’elaborazione di progetti di vita, all’accompagnamento, all’inclusione sociale, all’autonomia occupazionale e abitativa; dalla formazione professionale all’orientamento culturale e formativo all’assistenza spirituale e altri. Ad essi si accompagna una serie altrettanto corposa di servizi per la promozione umana e l’implementazione progettuale che si indirizzano verso la sensibilizzazione e la sperimentazione culturale, il monitoraggio dell’accoglienza, il giornale “Io non ghetto” di interazione sociale e molto altro.

Con l’occasione sono stati presentati da don Nicola, che coordina i vari momenti della festa, e da Simona Abate i nuovi progetti. Il piatto sospeso, in collaborazione con la Caritas e altri posti mensa: pranzo e cena gratuiti a persone in difficoltà economiche, dal 14 dicembre al 6 gennaio. presso l’ Angels Restaurant  dell’hotel Zenit e Nonna Tetti, dove si può lasciare un’offerta libera.

Per un regalo originale il buono regalo Happy Christmas, inserito in un flyler  con notizie sintetiche sulla Casa ed i suoi progetti, e con spazi per la dedica, il coupon permette di regalare un’esperienza di volontariato. “Un’occasione – afferma  Simona- per sensibilizzare e avvicinare le persone al volontariato. La Casa della Carità sta crescendo-spiega- ed ha bisogno di braccia, menti, cuori, senza contare che il volontariato fa bene a tutti”.

Un altro progetto in cantiere è “241 (two foro ne)”, volontariato specializzato dedito all’ascolto e all’accoglienza.

A celebrare  obiettivi e iniziative anche il vicario generale della diocesi mons. Luigi Manca che ha sottolineato il valore della Casa della Carità come “portatrice di cultura, dove le persone vengono accompagnate per essere indipendenti” e il regista Alessandro Valenti, responsabile del settore cultura della Fondazione che, insieme a Save the Children, ha collaborato al progetto del suo ultimo film, in cui crede molto: “Oltre il confine” sul tema dell’emigrazione e dell’inclusione sociale. Valenti ha parlato della genesi del suo film, di cui è regista e produttore e che sarà presentato oggi, 10 dicembre, al museo Castromediano, dell’esperienza con giovanissimi protagonisti con il loro vissuto di povertà e marginalità a cui il film dà dignità e valore.

Presente il sindaco Carlo Salvemini che ha ringraziato la Casa della Carità, La Caritas diocesana e le altre associazioni caritative per lo “straordinario servizio che rendono alla comunità”. Ha poi precisato che si tratta di “associazioni propriamente di solidarietà perché non si limitano all’aiuto caritativo, ma danno importanza ai progetti di inclusione dal forte significato sociale”.

Come ogni festa che si rispetti anche questa si conclude con il brindisi e una torta con l’effigie del pellicano, simbolo della Casa della Carità, perché simbolo di Cristo che nutre con il suo sangue, così come, secondo una leggenda fa il pellicano con i propri piccoli. Lo stesso Dante chiama pellicano Gesù e per indicare San Giovanni dice: “questi è colui che giacque sopra ‘l petto del nostro Pellicano(…)”.

Una festa della solidarietà, dell’amicizia, della sinergia che celebra gli ultimi, ma evangelicamente primi, come Gesù nato in una grotta perché nessuno accoglieva i pellegrini.

Info: Fondazione “Casa della Carità”  Corte Gaetano Stella, 14 tel. 0832 307945

Servizio fotografico di Gianfranco Caligiuri

 

 

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