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“Sono consapevole di aver fatto una scelta controcorrente. In un periodo storico, e soprattutto in una società che si caratterizza per uno spiccato individualismo, ho deciso di condividere la mia vita, spirituale e privata, con tante persone, affrontando questo percorso con Gesù al mio fianco”.

“Spero di essere una guida ed un punto di riferimento per tutti coloro che mi saranno affidati, ma più in generale per chi incontrerò nel mio cammino”. Don Emanuele Tramacere ha lo sguardo sereno quando parla di sé e di quello che sarò il suo quotidiano di qui a qualche giorno. Alla vigilia della sua orinazione sacerdotale, che avverrà sabato prossimo 15 giugno nella matrice di Campi Salentina, suo paese natìo, e che su dispensa di mons. Seccia giunge con un anno di anticipo rispetto ai canonici 25 anni di età per il presbiterato, svela i suoi sentimenti a Portalecce

Don Emanuele, come è nata la tua vocazione?

“In maniera graduale, già in età adolescenziale, ma poi credo di averla sperimentata ogni giorno, crescendo e sperimentando l’amore di Dio per l’uomo. Me ne rendevo conto quando da ragazzino frequentavo la parrocchia, e poi ancora nel seminario minore e poi in quello maggiore, durante il periodo degli studi. Devo dire che adesso per me si concretizza un sogno, che è quello del presbiterato. Si dà finalmente forma e sostanza ad una scelta, che è quella, come ho detto prima, di essere al servizio degli uomini in un cammino di fede che serve per avvicinarmi sempre più a Dio”.

Come immagini il tuo ministero sacerdotale?

“Basato su tre parole chiave: servizio, disponibilità, generosità. Una peculiarità della mia vita è stata l’apertura verso gli altri, e mai la chiusura, intellettuale o culturale. Sento di essere stato modellato nel tempo da quel Gesù che è stato un buon pastore, e così vorrei essere io, un pastore che si sporca le mani, come predica del resto anche Papa Francesco, e si spende per le sue pecore, tanto che per esse è disposto a dare tutto se stesso. Anche così si manifesta la ricerca di Dio”.

Come stai vivendo questi giorni di vigilia alla tua ordinazione?

“Certamente sono giorni carichi di attesa, ma devo dire comunque belli e pieni di gioia. C’è ovviamente ansia perché so che sarò unito al mio prossimo in un sacramento nuovo, e quindi sento il carico di responsabilità che ciò comporta. Ma è un peso dolce che porto con grande piacere nel cuore. Ogni persona ha da donare qualcosa agli altri ed io voglio donare con amore me stesso”.   

 

 

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