«Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21,2).

Con queste parole dell’Apocalisse si può contemplare, in spirito di fede, il mistero che il prossimo 6 novembre avvolgerà la Chiesa di Lecce, che si prepara a vivere una delle celebrazioni più solenni e dense di significato dell’anno liturgico: l’anniversario (il 268°) della Dedicazione della chiesa cattedrale, madre di tutte le chiese della diocesi.
Nel cuore antico della città, la cattedrale di Lecce non è soltanto pietra e arte, ma segno vivo di una Chiesa che cammina nella storia, casa di preghiera e grembo di grazia, dove Dio continua ad abitare in mezzo al suo popolo. Come sancisce il Codice di diritto canonico (can. 1214), «la chiesa è l’edificio sacro destinato al culto divino, al quale i fedeli hanno diritto di accedere per l’esercizio soprattutto pubblico del culto». In essa, il cielo tocca la terra, e la comunità dei credenti si riconosce popolo radunato nel nome del Signore.
La solenne concelebrazione eucaristica sarà presieduta dall’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta, pastore attento e guida illuminata di un popolo che, ancora una volta, si raccoglie attorno all’altare che è cuore pulsante della fede locale, ma anche fonte e culmine di ogni vita cristiana. Ogni anno, la dedicazione della cattedrale rinnova nella coscienza ecclesiale il senso profondo dell’appartenenza. Non si tratta solo di ricordare un evento architettonico o un rito antico, ma di riscoprire che la Chiesa è la dimora di Dio fra gli uomini (Ap 21,3). È qui che la comunità si ritrova per celebrare i sacramenti, per lodare, per sperare.
“La Cattedrale - ha ricordato mons. Panzetta in più occasioni - non è un edificio fra gli altri, ma il segno tangibile della comunione ecclesiale attorno al Vescovo, successore degli Apostoli”. La chiesa cattedrale, posta nel cuore barocco della città, non è solo un monumento di arte e storia, ma segno visibile di quella “pietra viva” (1Pt 2,5) che è la Chiesa stessa, edificata da Dio e formata da ogni credente. Quella di giovedì prossimo, sarà una liturgia densa di significato, in cui la pietra e la storia del sacro edificio torneranno a parlare al cuore dei fedeli. Le parole dell’Apostolo Pietro troveranno nuova eco nella comunità diocesana, chiamata a riconoscersi come “pietra viva” (1 Pt 2,5) dell’unico edificio spirituale che è la Chiesa.
IL SERVIZIO DEL DIACONO
Ma questa celebrazione sarà impreziosita da un dono particolare: nel corso della stessa, il seminarista Enrico De Leo, originario di Monteroni di Lecce, sarà ordinato diacono (LEGGI). Dopo anni di formazione e discernimento presso il seminario maggiore di Roma, Enrico si appresta a dire il suo “eccomi” al Signore, consacrandosi al servizio della Parola, dell’altare e della carità. Il ministero del diacono è come la prima soglia del fuoco sacro, un passo decisivo verso l’altare, preludio del sacerdozio ministeriale. È la pietra d’angolo su cui si costruisce, giorno dopo giorno, la fedeltà a Cristo servo. Come il lucignolo che annuncia la fiamma, il diacono è chiamato a servire la Parola, l’altare e i fratelli, manifestando in ogni gesto l’umiltà del Signore che «non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28). Per Enrico, e per tutta la Chiesa locale, questa ordinazione è segno di speranza e di rinnovata fecondità vocazionale: un giovane che, come una pietra viva, si inserisce nell’edificio spirituale che Dio va edificando in Lecce (cfr. 1Pt 2,5). L’ordinazione, inserita nel contesto solenne della Dedicazione, diviene segno di un altare vivo, una testimonianza concreta che la Chiesa è edificata non solo su mura antiche, ma su cuori che dicono “Eccomi”. La cattedrale, accoglierà dunque, nella stessa celebrazione, due misteri intrecciati: la memoria della propria consacrazione e la nascita di un nuovo ministro al servizio del Vangelo. Pietre e cuori si uniranno in un solo canto di lode, perché davvero «la gloria di questa casa sarà più grande di quella di un tempo» (Ag 2,9). L’intera comunità diocesana è invitata a unirsi a questo momento di grazia, segno di una Chiesa che cresce e si rigenera nella comunione e nel servizio.
LA DIRETTA DI PORTALECCE TV
Per permettere a tutti di partecipare, anche a distanza, la celebrazione sarà trasmessa in diretta televisiva su Teledehon al canale 19 e sui canali streaming di Portalecce a partire dalle 18 (regia di Tonio Rollo, commenti di Francesco Capoccia). Sarà un’occasione per rinnovare la fede e riscoprire la bellezza della Chiesa, madre e maestra, che continua a generare alla vita e al ministero coloro che, come Enrico, hanno scelto di rispondere al richiamo del Signore: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).


