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Un bel pomeriggio è stato quello di ieri, 13 ottobre, presso l’aula consiliare di Palazzo Carafa ed è stato emozionante perché a diventare cittadino onorario di Lecce è una persona speciale: l’arcivescovo emerito Michele Seccia.

 

 

Lo ha ricordato in apertura di cerimonia il primo cittadino, Adriana Poli Bortone: “Sin dal suo ingresso a Lecce ha saputo dialogare con tutti diventando un autentico e reale punto di riferimento tanto per la gente comune quanto per tutte le istituzioni”.

Commosso, l’arcivescovo Seccia ha preso la parola nell’assise consiliare per un discorso (LEGGI) breve ma molto accorato, come è nel suo stile.

Ha lasciato trasparire l’emozione, lui che non è abituato a stare sotto i riflettori ma a vivere in mezzo al popolo, e lo ha fatto per comunicare il suo stupore ma, soprattutto, per ridire qualora ce ne fosse bisogno, che la salentinità lo ha conquistato da quando, il 2 dicembre 2017, si è insediato ufficialmente sulla cattedra leccese quale successore di Sant’Oronzo.

Ecco le sue parole: “Desidero dal profondo del cuore far sgorgare il mio grazie per questo momento che i responsabili della cosa pubblica della nostra città hanno pensato per la mia persona. Diventare cittadino onorario di Lecce è un orgoglio perché significa entrare a pieno titolo nel cuore e nelle pieghe di questa comunità civile che fin dal primo momento del mio arrivo a Lecce mi ha accolto con cuore aperto e mi ha sempre fatto sentire parte attiva e stimata di questo contesto cittadino. Da nuovo arcivescovo di Lecce, infatti, ricordo come una delle mie priorità fu quella non solo di stabilire qui la mia residenza ma anche di richiedere a codesta casa comunale il personale documento di identità, quasi a voler dire che fin dai primi passi del mio ministero episcopale in terra salentina mi è parso giusto condividere tutto di questo popolo fino a sentirmi parte integrante di esso”.

Da qui, allora, la sottolineatura di due fiori all’occhiello che consentono a Lecce, al dir del presule, di essere la città in grado di fare innamorare ogni visitatore: il barocco che è rimando ad una bellezza autentica da conservare e promuovere e il cuore grande che consente a chi visita il capoluogo salentino di sperimentare accoglienza e carità grandi.

Ancora Seccia: “La nostra città, così bella e splendente di tante opere, che ha fatto del barocco il suo più singolare biglietto da visita, è popolata da uomini e donne laboriosi, da gente che ama vedere questa bellezza impressa non solo nei ricami che la pietra produce ma che sente la responsabilità di dover custodire, preservare, presentare e tramandare. Anche io, nel mio piccolo, insieme alla comunità ecclesiale della quale mi onoro di essere stato pastore per oltre sette anni, ho cercato di sostenere la tutela, la cura, la valorizzazione e l’incremento del patrimonio artistico sacro di questa città, con l'intento di facilitarne la fruibilità e di dare un contributo significativo anche in ordine al turismo, con le nostre chiese divenute, ormai, meta di continue e qualificate visite. Ma Lecce e i leccesi sono anche un popolo dalla mano tesa, gente che ha impresso nel proprio genoma il grande senso della accoglienza e della solidarietà.  Mi si riempie il cuore al solo pensiero che qualsiasi bisognoso passi da questa nostra meravigliosa città, non incontri indifferenza, non vada via a mani vuote ma sempre migliorato, trovando ospitalità, calore e attenzione”.

Da ultimo, l’arcivescovo emerito ha condiviso i suoi sogni e progetti da realizzare in questo nuovo ed esaltante capitolo della sua vita, quello di vescovo in pensione ma che non potrà mai smettere di pregare e spendersi per questo popolo che gli è ormai familiare.

Conclude Seccia con cuore grato: “La leccesità che da oggi mi appartiene in modo ancora più pieno, quindi, mi obbliga ad essere partecipe di gioie, dolori, fatiche e speranze di questo popolo con quello spirito che il documento del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, pone alla nostra attenzione come vie maestre per la costruzione di un nuovo umanesimo. Stimate autorità, nel dire nuovamente il mio commosso grazie per questo dono, vorrei che sapeste che mi si riempie il cuore nel prendere consapevolezza che da oggi sono cittadino leccese a tutti gli effetti. Su voi tutti, sulle vostre famiglie e sul vostro lavoro a servizio di questa nostra città invoco la benedizione del Signore con la richiesta fraterna e affettuosa che anche voi, nella libera espressione del vostro credere, possiate affidarmi a Dio perché mi aiuti a vivere questo nuovo capitolo della mia storia personale con entusiasmo e con dedizione, fiero di poter essere, ancora e per il tempo che Lui vorrà, collaboratore della vostra gioia”.

 

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

 

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